Come potrebbe essere la nuova riforma delle pensioni con flessibilità spalmata su 7 anni. Come potrebbe essere la nuova riforma delle pensioni con flessibilità spalmata su 7 anni.

Pensioni 2025, dai micro aumenti alle proroghe. Tutte le novità

Tra microscopici aumenti e pochissime novità, anche quest’anno la riforma delle pensioni è rimandata all’anno prossimo.

Nel 2025, le pensioni minime subiranno un lieve incremento, passando da 614,77 a 616,67 euro, segnando un piccolo ma significativo aumento per i pensionati con redditi bassi. Per le pensioni che non superano le 4 volte il minimo, è prevista una rivalutazione piena in base all’inflazione (+0,8%).

Tuttavia, l’adeguamento sarà progressivamente ridotto per pensioni superiori: lo 0,72% per la fascia tra 4 e 5 volte il minimo e lo 0,6% per quelle oltre tale limite.

Pensioni 2025, quali novità?

Per il 2025, non sono previste grandi novità in termini di riforma pensioni, sebbene venga prorogata la possibilità di pensionamento anticipato attraverso strumenti come Quota 103, Opzione donna e Ape sociale, con le condizioni previste anche nel 2024. Questi canali saranno infatti accessibili solo da un numero ristretto di lavoratori, a causa della paletti imposti già nel 2024 sui requisiti introdotti per limitarne l’accesso a poche migliaia di persone all’anno.

In parallelo ci sarà anche il bonus Maroni per incentivare a non andare in pensione prima, che consiste in un incremento della busta paga per chi, avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata, decide di continuare a lavorare, verrà potenziato.

In tal modo, il governo intende incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro di chi ha raggiunto l’età pensionabile, stimolando al contempo il prolungamento dell’attività lavorativa.

La pensione a 64 anni per pochissimi

Per quanto riguarda le novità, una delle principali riguarda la possibilità, per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 (sistema contributivo), di accedere alla pensione anticipata a 64 anni, sommando il reddito accumulato tramite il fondo di previdenza integrativa con la pensione Inps.

La misura, molto enfatizzata dal governo, avrà però un impatto limitato, interessando appena 100 persone nel 2025. Il provvedimento, già presente nel testo iniziale della manovra, prevede la possibilità di raggiungere una pensione di importo pari a una volta l’assegno sociale (534 euro) per chi intende uscire dal lavoro a 67 anni.

La Camera ha esteso questa opportunità anche per chi desidera uscire dal mondo del lavoro a 64 anni, con una soglia equivalente a 3 volte l’assegno sociale.

Tuttavia, ci sono dei vincoli stringenti. Infatti, per chi utilizza la rendita maturata nei fondi integrativi, il governo ha stabilito che, a partire dal 2025, il numero di anni di contributi necessari per andare in pensione aumenterà da 20 a 25. A partire dal 2030, questa soglia salirà ulteriormente a 30 anni. Inoltre, il requisito per accedere alla pensione anticipata verrà aggiornato nel 2030, con l’importo da raggiungere che passerà da 3 a 3,2 volte l’assegno sociale.

Pur con l’introduzione di alcune modifiche, le novità previdenziali per il 2025 sono relativamente contenute e sicuramente non si può parlare di flessibilità in uscita.

Le rigide imposizioni dei vincoli europei sul controllo della spesa pubblica hanno limitato ampiamente la possibilità di introdurre riforme più strutturali nel sistema pensionistico. E anche quest’anno la riforma delle pensioni è rimandata.