Per il 2025 non arrivano buone notizie per i pensionati. Anzi possiamo dire che sono tre le cattive notizie per le pensioni nel 2025. E tutte queste notizie partono da alcuni atti della maggioranza di governo che sono stati emanati in queste ultime settimane. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. Perché le cattive notizie riguardano sia chi la pensione la prende già che chi invece in pensione ci deve andare proprio l’anno prossimo.
Pensioni 2025: ecco 3 cattive notizie per i pensionati e per chi ci deve andare
La prima cattiva notizia riguarda chi la pensione la percepisce già. Perché non può essere certo una buona notizia il fatto che le pensioni nel 2025 a partire dal mese di gennaio aumenteranno in maniera meno importante rispetto agli ultimi anni. Anche se può sembrare paradossale che un aumento inferiore al solito dell’inflazione produca una cattiva notizia per i pensionati, effettivamente è così. L’inflazione non è altro che l’aumento del costo della vita. Può una inflazione bassa e quindi un costo della vita che non aumenta in maniera importante, essere una cattiva notizia per le pensioni? Effettivamente è così.
Inflazione giù? ecco perché le pensioni salgono di poco
L’inflazione rispetto agli anni immediatamente successivi a quelli della pandemia infatti ha avuto un calo. L’aumento del costo della vita nel 2024 è stato inferiore rispetto agli ultimi anni. Se consideriamo che nel 2022 l’inflazione è stata dell’8,1% e di tanto aumentano le pensioni nel 2023. E se nel 2023 l’inflazione fu del 5,4% e di tanto aumentarono le pensioni a gennaio 2024, ecco che oggi siamo a parlare di aumenti dello 0,8%. L’incremento di previsione dell’inflazione infatti sarà solo dello 0,8%, come stabilito dall’ISTAT. E come il Ministero dell’Economia ha certificato con il classico decreto che dà le indicazioni anche per gli aumenti delle pensioni dal gennaio successivo.
Pochi euro di aumento delle pensioni nel 2025, questo ciò che emerge adesso. Anche se si tratta di un tasso di previsione, perché nel 2025 arriverà quello definitivo, la cattiva notizia è ormai certa.
Pochi aumenti sulle pensioni 2025, ma anche zero conguagli 2024
La seconda cattiva notizia riguarda sempre chi la pensione la prende già. Perché come abbiamo detto prima, il tasso di inflazione che si adotta per le pensioni di gennaio è quello di previsione. Significa che è un tasso basato su dati provvisori, che fanno riferimento all’aumento del costo della vita registrato nell’anno in corso tra gennaio e settembre. I dati dell’ultimo trimestre non sono ancora noti e si avranno solo a 2025 inoltrato. Nel 2023 le pensioni aumentarono subito del 7,3% come da tasso di previsione anno 2022. Poi con il tasso definitivo si è arrivati ad una inflazione pari all’8,1%. Significa che nell’ultimo trimestre 2022 il costo della vita aumentò di 0,8 punti percentuali. E questa differenza produsse il conguaglio a favore dei pensionati che lo scorso anno il governo decise di dare con il rateo di dicembre ai pensionati e non con quello di gennaio successivo.
Alla luce di questo, c’era chi attendeva un conguaglio anche per gli aumenti 2024. Ma il tasso di previsione del 5,4% è rimasto invariato. Nell’ultimo trimestre 2023 nulla è cambiato. Pertanto, anche il conguaglio che molti attendevano per dicembre non ci sarà. Addio conguaglio quindi e pensioni che a gennaio avranno come unica somma in più quello 0,8% già citato. Poca roba per tutti quindi.
Per i neo pensionati 2025 pensioni più basse
E veniamo alla cattiva notizia per chi la pensione la prenderà la prima volta nel 2025. Chi uscirà dal lavoro nel 2025, a prescindere da che misura utilizzerà per andare in pensione, riceverà un trattamento inferiore a chi in pensione ci è andato nel 2024.
Questo dipende da un altro decreto, stavolta interministeriale del Ministero del Lavoro in solido con il Ministero dell’Economia. Si tratta del decreto sui coefficienti di trasformazione. Ed anche in questo caso centrano i dati dell’ISTAT. Stavolta sull’aspettativa di vita. I coefficienti sono quei parametri che trasformano in pensione l’ammontare dei contributi versati nel montante da parte di un lavoratore. Ed ogni biennio questi coefficienti vengono aggiornati in base alla stima di vita della popolazione. Diventando sempre meno favorevoli ai lavoratori perché la vita media della popolazione in genere aumenta da un biennio all’altro. Unica eccezione fu la fase della pandemia, in cui i troppi decessi portarono ad un calo della stima di vita e di conseguenza a coefficienti migliori per i pensionati. Adesso per il biennio 2025-2026 i coefficienti peggiorano. Ed a parità di età, di anni di contributi versati e di montante contributivo, chi va in pensione nel 2025 e nel 2026 prende una pensione più bassa di chi invece ci è andato nel 2023 e nel 2024.