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Pensioni 2025, nessuno impedirà di andare in pensione a chi non è interessano i premi per restare al lavoro

Premi a chi resta a lavorare e non va in pensione, ma ciò a cui pensa il governo non prevede obblighi per i lavoratori.

Andare in pensione nel 2025 al momento è una certezza per molti lavoratori. Potranno esserci novità da parte del governo, nuove misure e nuove opportunità.

Oppure potrebbero esserci misure peggiorative rispetto a quelle di oggi. Resta il fatto che nel 2025 a prescindere da tutto usciranno dal lavoro quanti maturano dei requisiti che non verranno modificati affatto.

Anche se il governo deciderà di varare una novità come quella pubblicizzata dal Ministro Giorgetti con premi per chi rinvia il lavoro, tutto resterà facoltativo.

Anche le successive polemiche nate, come per esempio quelle dell’ex Premier Giuseppe Conte che ha parlato di fine lavoro mai o di mai in pensione, non centrano nulla con il diritto alla pensione di chi la matura. Nessuno infatti impedirà di andare in pensione chi non vuole saperne di premi ed incentivi per restare in servizio.

Pensioni 2025, nessuno impedirà di andare in pensione a chi non interessano i premi per restare al lavoro

Premi per chi resta al lavoro, in perfetto stile Bonus Maroni. Questo è ciò che sarebbe intenzione del governo varare adesso con la legge di Bilancio. Allungare la permanenza in servizio, sia nel lavoro pubblico che in quello privato. Ma a libera scelta del lavoratore. Ripetiamo, sulle pensioni 2025, nessuno impedirà di andare in pensione a chi non interessano i premi per restare al lavoro. Facoltà e non obbligo e questo fa tutta la differenza del Mondo.
Non si tratta di un inasprimento secco dei requisiti di uscita dal lavoro. Niente a che vedere con la riforma Fornero quindi. Perché in quell’occasione l’inasprimento dei requisiti fu imposto a tutti e senza possibilità di intervenire. A tal punto che poi, per tamponare una falla enorme lasciata da quella legge che molti ancora oggi difendono ma che evidentemente non era priva di errori e contraddizioni, furono necessari 9 interventi di salvaguardia anti esodati.

Premi al posto dei tagli, ma restano soluzioni facoltative senza obbligo

La linea del governo pare essere quella di spingere quanto più possibile il lavoratore a restare in servizio, ma senza introdurre penalizzazioni di assegno per chi in pensione ci esce comunque.

Almeno al momento, la linea sembra completamente differente da quella solita, con tagli lineari di assegno come per esempio andava a prevedere anche il DDL 857 di Cesare Damiano, noto esponente PD quando era Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. E niente calcoli contributivi delle pensioni.
A meno che la legge di Bilancio non smentisca questa linea, al momento sembra che il governo abbia cambiato rotta. Pensando forse che si può limitare il ricorso alla pensione, abbassando la spesa pubblica e l’età media di uscita, con premi a chi resta in servizio piuttosto che tagli a chi decide di andare comunque in pensione. Rinunciando a incentivi e premi.

Ecco cosa accadrà nel 2025 alle nuove pensioni

Azzardiamo alcune ipotesi. Chi per esempio, nato nel 1958 compie 67 anni di età nel 2025, con 20 anni di versamenti dovrebbe andare in pensione. E nessuno dirà mai a questo lavoratore che in pensione non potrà andarci perché deve prendere un premio se resta a lavorare fino a 68, 69 o 70 anni. Sarà lui a scegliere, se davvero questa novità di cui ha parlato Giorgetti vedrà i natali.

Così come nessuno impedirà a chi nel 2025 completa 42,10 anni di versamenti, di andare in pensione subito, a prescindere dalla sua età. Certo, l’interessato potrà decidere di continuare a lavorare, godendo dei bonus che verrebbero ipoteticamente previsti, ma non ci sarà obbligo alcuno.