Sul tavolo del Governo c’è sempre il capitolo previdenziale e la cosiddetta riforma delle pensioni che tanto riforma rischia di non essere. Infatti più passano i giorni, in attesa della ripresa dei lavori dopo la pausa estiva e di alcuni incontri tra esecutivo e sindacati che devono ancora essere messi in agenda, meno probabile è un ritocco sostanziale al sistema previdenziale nostrano.
In effetti ci sono poche probabilità che il Governo vari la riforma del sistema previdenziale con superamento definitivo della legge Fornero. Piuttosto si parla già di nuove proroghe ad alcune misure già oggi in funzione.
Misure che passando gli anni, vengono sfruttate da sempre meno lavoratori. E questo fa si che effettivamente il costo delle misure per le derelitte casse dello Stato sia sempre più sostenibile.
Pensioni 2025: via a 63 anni e 5 mesi di età e per alcune donne anche a 61 anni
Ormai è molto probabile che se una novità dovesse entrare nel sistema pensioni questa novità sarà la sostituzione di quota 103 con quota 41 per tutti.
Dal momento che già oggi quota 103 è una misura contributiva come calcolo della pensione, poco importa che anche la quota 41 per tutti nasca light come l’hanno chiamata alcuni quotidiani. Perché sarebbe una quota 41 per tutti che prevede il ricalcolo contributivo della prestazione.
Quindi, non come la Lega pensava di vararla e come i sindacati avrebbero gradito. Perché si parlava di una quota 41 per tutti priva di tagli e penalizzazioni. Invece si segue la strada delle pensioni contributive. Che notoriamente penalizzando i lavoratori, favoriscono lo Stato che spende di meno, anche se a dire il vero solo nel lungo termine. Il problema di fondo è sempre lo stesso però.
Quota 41 per tutti al posto di quota 103 non fa altro che eliminare il vincolo dei 62 anni di età da una misura che comunque prevede sempre ben 41 anni di versamenti da completare. Non certo una cosa facile per tutti.
La proroga di alcune misure per il 2025, addio al lavoro in anticipo anche l’anno venturo
Se la novità sarà solo quella prima esposta, per quanto riguarda le altre misure si va solo verso la conferma di opzione donna e dell’Ape sociale. Perché sono due delle tre misure (l’altra è proprio la quota 103), che scadono a fine 2024.
Probabile che queste due misure vengano prorogate nel 2025. E si arriverebbe al via dal lavoro a 63 anni e 5 mesi di età e per alcune donne anche a 61 anni anche nel 2025 come nel 2024. Perché l’Ape sociale con proroga tout court significa pensione a partire dai 63 anni e 5 mesi di età per i soliti caregivers, invalidi e disoccupati con 30 anni di contributi, oppure per i lavori gravosi con 36 anni di contributi.
Per quanto concerne l’opzione donna invece, la proroga consentirebbe anche a chi compie 61 anni di età nel 2024, di andare in pensione nel 2025. Servono sempre i soliti 35 anni di versamenti entro la fine dell’anno precedente quello del pensionamento. E restano i vantaggi dell’età pensionabile pari ad un anno per ogni figlio avuto fino a massimo 2 anni. Inoltre non dovrebbero variare le categorie a cui la misura è destinata, che resterebbero le solite di oggi, ovvero invalide, caregivers, licenziate o alle prese con imprese che hanno avviato tavoli di risoluzione della crisi aziendale in sede ministeriale e governativa.