Nel sistema previdenziale italiano ci sono delle misure ancora attive ed altre ormai scadute e non rinnovate che però avevano una struttura davvero particolare. Infatti si parla di misure che guardano a favorire il pensionamento del lavoratore, dando una mano anche alle aziende che desiderano ridurre il personale in maniera più facile. Per esempio, anche se si parte da condizioni, regole e requisiti diversi, l’isopensione è una misura di questo genere. La misura è ancora attiva. Una cosa simile era il vecchio contratto di espansione, che però nel 2024 non è stato prorogato. Oggi una miriade di aziende vivono momenti di grave crisi economica. E a specchio se una azienda è in crisi, vive in crisi pure il lavoratore dipendente dell’azienda. Non fosse altro per via del rischio di finire senza lavoro se l’azienda per cui si lavoro chiude. Ecco quindi che misure che favoriscono l’esodo e il pensionamento, sono misure che possono trovare posto nel sistema. Una misura nata con la legge di Bilancio del 2022 guarda proprio a favorire l’esodo dei lavoratori più anziani nelle aziende in crisi. Ecco il quadro degli incentivi all’esodo e perché ci sono varie possibilità di pensionamento che molti nemmeno conoscono.
Pensioni 3 anni prima, a 64 anni o con 39,10 di contributi, un aiuto ai lavoratori ma anche alle aziende, ecco come
L’isopensione offre la possibilità di anticipare di 7 anni il pensionamento per determinati lavoratori che si trovano con un datore di lavoro con eccedenze di personale. In base a quanto previsto dall’articolo numero della Legge numero 92 del 2012) la possibilità è concessa a lavoratori di aziende che hanno almeno 15 dipendenti. Ma si deve passare da intese con le rappresentanze sindacali più presenti in seno all’azienda stessa, da cui emergano eccedenze di personale da cui scaturisce la necessità di prepensionare i lavoratori più anziani.
Il contratto di espansione 5 anni prima delle pensioni di vecchiaia o anticipate
Simile per certi tratti all’ispoensione ci sono i contratti di espansione. La misura non è altro che uno strumento utile a permettere alle aziende con almeno 50 dipendenti, il ricambio generazionale con riqualificazione del personale. La misura nacque con il Decreto Legge numero 34 del 2019. Mentre per l’isopensione l’anticipo è concesso a lavoratori che si trovano a 7 anni dai requisiti ordinari di pensionamento, con il contratto di espansione si parla di personale che si trova a 5 anni dalla quiescenza. E sempre passando da accordi con le rappresentanze sindacali.
Lo scivolo per aziende in crisi
Tempo fa (la manovra finanziaria del 2022) fu varato un nuovo strumento di pensione anticipata di questo genere. Ma solo per aziende in crisi e solo per dipendenti che si trovavano a 3 anni dal pensionamento.
La pensione per questi lavoratori potrebbe arrivare pertanto a 64 anni di età (3 anni mancanti ai 67 anni della vecchiaia) oppure a 39,10 o 38,10 anni di contributi (3 anni mancanti alla pensione anticipata per uomini e per donne). Per le pensioni anticipate però, per non rendere troppo favorevole l’anticipo, fu inserita un’età minima da centrare, fissandola a 62 anni. La misura iniziò ad essere discussa a seguito delle tante chiusure fallimentari dovute alla grave crisi economica post pandemia. Una crisi accentuata dopo, da guerre e crisi energetica.
Fatturato, calo e requisiti per lo scivolo di 3 anni per le pensioni
La misura nacque per piccole e medie imprese, cioè per aziende con almeno 15 dipendenti ma non superiori a 250 dipendenti. E soprattutto con documentato calo di fatturato da un esercizio economico all’altro, non inferiore al 30% e con fatturato non superiore a 50 milioni di euro. Come si legge nell’articolo in questione della manovra pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre 2021, fu’ istituito un fondo con una dotazione di 150 milioni di euro per l’anno 2022 e di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, destinato a questa misura.