Un autentico scivolo, anche se con requisiti particolari e regole di calcolo delle pensioni altrettanto particolari. Parliamo della pensione anticipata di opzione donna, una misura che nonostante tutto continua ad avere appeal. Perché nonostante tutto? Perché la misura da due anni a questa parte è stata molto modificata ed evidentemente limitata come platea. Eppure molte lavoratrici vedono nello strumento una misura su cui credere ed eventualmente puntare. A tal punto che molte di loro chiedono che la misura diventi finalmente strutturale. Probabilmente però la vorrebbero come era una volta e non come è diventata oggi.
Pensioni 59, 60 o 61 anni, come funziona lo scivolo con 35 anni di contributi
La pensione di opzione donna è una misura che ha molte fan nelle lavoratrici. Gruppi, associazioni e comitati che vogliono opzione donna strutturale sono diffusi da anni. La misura però ha ricevuto negli ultimi tempi numerose critiche visto che è stata particolarmente limitata come platea delle beneficiarie. Siamo di fronte infatti ad una misura che a differenza del passato non è generalista e riguarda solo un particolare spaccato della società lavorativa. Fino al 31 dicembre 2022, la misura prevedeva:
- 58 anni di età minima per le lavoratrici dipendenti;
- 59 anni di età minima per le lavoratrici autonome;
- 35 anni di contributi versati.
Misura sempre più limitata, ecco cosa è cambiato su opzione donna
Questi requisiti erano validi fino al 31 dicembre 2022, ma solo per lavoratrici capaci di centrarli tutti entro la fine del 2021. Il vincolo del completamento dei requisiti entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello della richiesta di pensione, è rimasto invariato. ma come detto ciò che è cambiato nel 2023 e poi nel 2024, sono la platea delle beneficiarie e le varie età di uscita.
Opzione donna e pensione a 59, 60 o 61 anni, dal 2023 i cambiamenti
Nel 2023 ci fu il primo ritocco ad opzione donna. Che è passata da misura per dipendenti e autonome senza particolari limitazioni, a una misura che è destinata solo a:
- licenziate o alle prese con aziende di grande interesse nazionale con tavoli di crisi aperti al ministero;
- caregivers che da almeno 6 mesi convivono con un parente disabile grave;
- invalide al 74% almeno.
I contributi da centrare sono rimasti sempre pari a 35 anni. Invece l’età è salita a 58 anni per licenziate e alle prese con aziende in crisi. Invece è passata a 60 anni per invalide e caregivers. Solo per invalide e caregivers con un solo figlio avuto l’età scende a 59 anni, mentre torna a 59 anni per invalide e caregivers con più figli avuti.
Nel 2024 ancora peggio, ecco come è diventata limitata opzione donna
Nel 2024 la situazione per certi versi è peggiorata. Perché anche se la platea è rimasta la medesima del 2023, sono cambiate le età di uscita. L’età è salita a 59 anni per licenziate e alle prese con aziende in crisi. Invece è passata a 61 anni per invalide e caregivers. Solo per invalide e caregivers con un solo figlio avuto l’età scende a 60 anni, mentre torna a 59 anni per invalide e caregivers con più figli avuti.