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Pensioni a 62 anni, scegliere la strada giusta fa guadagnare anche il 30% in più

Una pensione anticipata nel 2024 è quella che un lavoratore può sfruttare a partire dai 62 anni di età. Nel 2024 infatti esiste una misura che consente di uscire dal lavoro già a partire dai 62 anni. Il problema però è che è necessario avere una carriera contributiva pari ad almeno 41 anni. La misura di pensione anticipata 2024 con queste caratteristiche si chiama quota 103. Ma l’interessato farebbe bene a guardarsi intorno cioè a verificare la possibilità di andare sì in pensione, ma con una misura diversa dalla quota 103. Soprattutto dal punto di vista del calcolo del trattamento perché la quota 103 risulta altamente penalizzante.

Pensioni a 62 anni, scegliere la strada giusta fa guadagnare anche il 30% in più

La quota 103 è una misura che come abbiamo detto in premessa permette di uscire dal lavoro a 62 anni di età con 41 anni di contributi versati. La misura non ha particolari vincoli di platea e quindi si rivolge all’intera generalità dei lavoratori dipendenti e non. Il problema della misura però è relativo al suo calcolo. Infatti la prestazione erogata dall’INPS a chi chiede la pensione anticipata 2024 con quota 103 è calcolata interamente con il sistema contributivo. E questo come abbiamo già più volte sottolineato nei nostri precedenti articoli, causa una riduzione di assegno non indifferente. C’è chi infatti avendo diritto ad un calcolo retributivo fino al 2012, perché ha versato più di 18 anni di contributi già a 31 dicembre 1995, potrebbe avere diritto ad una prestazione calcolata con il sistema misto più alta di circa il 30% rispetto a quella calcolata col metodo contributivo con la quota 103. Un altro vicolo piuttosto pesante della misura è il fatto che questa non può mai superare come importo le quattro volte il trattamento minimo.

Ecco l’alternativa alla quota 103, meno tagli e più vantaggi, ma non per tutti

Limiti e vincoli che dovrebbero spingere chi può, a guardare ad altro dal punto di vista delle pensioni. Infatti c’è chi grazie ai suoi 41 anni di contributi versati ha diritto ad un trattamento superiore. E quindi corre il rischio di percepire per tutti gli anni che gli mancano i 67 anni della pensione di vecchiaia è un trattamento ridotto proprio per via del limite di 4 volte il trattamento minimo che la pensione di quota 103 non può superare. Senza considerare poi che il calcolo contributivo della prestazione resta in eterno a carico del pensionato.

Le differenze sono importanti, e la pensione può essere più ricca

Il consiglio che ci sentiamo di dare a chi ha 41 anni di contributi versati ed ha già raggiunto 62 anni di età e quindi ha il diritto alla quota 103. è uno solo. Cioè è quello di verificare la possibilità di andare in pensione con quota 41 per i precoci. In questo caso la misura è priva di vincoli quindi non è calcolata con il metodo contributivo e può arrivare a superare anche le quattro volte il trattamento minimo.

La misura però ha dei requisiti particolari. Infatti non ha limiti di età ma è altrettanto vero che la prestazione non può essere sfruttata da tutti. In effetti la misura si rivolge solo ai caregivers che da sei mesi assistono un familiare disabile con cui convivono. Oppure agli invalidi almeno al 74% e ai disoccupati che da tre mesi hanno terminato di percepire interamente la Naspi. Infine la prestazione è rivolta a chi svolge un’attività di lavoro gravoso tra le 15 previste e deve averla svolta per almeno sette degli ultimi dieci anni o per almeno 6 degli ultimi sette anni di carriera.

Possono accedere alla quota 41 per i precoci quanti hanno almeno 12 mesi di contributi versati anche in maniera discontinua prima dei 19 anni di età.