Novità pensioni senza contributi nel 2025, ecco cosa cambia e cosa offre l’INPS Novità pensioni senza contributi nel 2025, ecco cosa cambia e cosa offre l’INPS

Pensioni a 63 o 64 anni sia nel 2022 che nel 2023 e 2024, come si fa?

Quando si dice che una misura di pensione anticipata è flessibile si parla di misure che offrono le pensioni più o meno a libera scelta da parte del lavoratore. Negli anni sono state diverse le misure che hanno permesso un pensionamento anticipato da parte dei lavorato. Cronologicamente sono ben due le misure che negli ultimi anni hanno garantito l’accesso alla quiescenza in maniera anticipata rispetto ai requisiti ordinari. Una è l’Ape sociale a partire dai 63 anni di età, l’altra è la quota 102 a partire dai 64 anni di età. E c’è chi le ha già centrare entrambe. E non parliamo di chi è andato già in pensione con l’una o con l’altra misura. Parliamo di chi ha soltanto maturato il diritto a tutte e due queste misure. Salvo però restare al lavoro ancora.

Il meccanismo della cristallizzazione del diritto alla pensione

Grazie al meccanismo della cristallizzazione del diritto alla pensione, c’è chi ha maturato sia il diritto alla quota 102 che quello all’Ape sociale. In pratica si tratta di lavoratori che anche negli anni successivi, visto che il diritto non si perde anche se le misure non funzionano più, potranno andare in pensione coi due canali previsti. Per loro in effetti, non è importante che l’Ape sociale venga confermata, cosa assai probabile in vista della nuova legge di Bilancio. I soggetti interessati da questa situazione sono quanti, al 31 dicembre 2022, avranno 64 anni di età e 38 anni di contributi versati. Paradossalmente in entrambi i casi possono andare in pensione anche nel 2023 e anche nel 2024. Non parliamo del 2025 perché il 64enne di oggi nel 2025 avrà 67 anni utili per la normale pensione di vecchiaia.

Quale delle due conviene?

Si tratta di due misure di pensionamento anticipato, sia la quota 102 che l’Ape sociale. Ma solo la prima misura è una vera e propria pensione, perché l’Ape sociale è una misura quasi assistenzialistica. Anche perché permette l’accesso ad una forma di reddito ponte che accompagna il lavoratore alla pensione vera e propria futura. La quota 102 invece è una vera e propria pensione che viene erogata sul 13 mesi e che non ha particolari limitazioni. L’Ape sociale è esattamente il contrario perché non è reversibile, non prevede tredicesima e non prevede nemmeno la maggiorazione sociale e l’integrazione al trattamento minimo. Inoltre la quota 102 eroga la pensione effettivamente spettante alla data di liquidazione, in base ai contributi previdenziali versati. Pensioni libere da vincoli quindi.

Il divieto di cumulo sulle pensioni

L’Ape sociale può essere liquidata in misura massima di 1.500 euro al mese, la Quota 102 in base ai contributi versati alla data del pensionamento. Per quanto detto così, su due piedi, impossibile che ci sia qualcuno che opti per l’Ape sociale e non per la quota 102. Invece qualcosa di buono e di migliore nella prima misura rispetto alla seconda esiste. Infatti per chi nonostante la pensione praticamente raggiunta con entrambe le misure, vuole continuare a lavorare prima arrotondando il reddito, la quota 102 non è particolarmente indicata. Infatti per la misura vige il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro diversi da quelli da lavoro autonomo occasionale fino a 1.500 euro annui. Con l’Ape sociale invece questo divieto di cumulo non esiste e quindi l’interessato può anche svolgere attività lavorativa senza rischiare di perdere la pensione.