Avere ben chiaro tutto il meccanismo di funzionamento di una pensione e cioè quali sono i requisiti per poterci andare ad una determinata età è sicuramente una notizia che tutti i lavoratori vorrebbero poter avere. Ma altrettanto importante è capire che genere di prestazione si andrà a percepire dal punto di vista degli importi. Perché per come funziona il nostro sistema previdenziale le variabili sono sempre tante. E soprattutto dopo una recente novità che il governo ha deciso di introdurre per il 2025 sulle pensioni di vecchiaia le variabili sono aumentate. Oggi analizzeremo come la scelta di un contribuente può essere determinante per prendere una pensione più alta o più bassa o per godere di una pensione anticipata rispetto alla data di uscita con tanto di arretrati.
Attenti al calcolo della pensione: A 67 anni puoi prendere 200 euro in più al mese
Il governo Meloni nella legge di Bilancio ha introdotto una novità per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia per le lavoratrici che hanno il primo accredito contributivo successivo al 31 dicembre 1995. Infatti le lavoratrici considerate contributive pure possono avere diritto ad uno sconto di quattro mesi per ogni figlio avuto fino a un massimo di sedici mesi per chi ne ha avuti quattro o più. Si tratta di uno sconto sull’età pensionabile dei 67 anni di età. Sempre per queste lavoratrici però, in base alle normative in vigore attualmente, ci sono anche delle possibilità di ricevere sempre in base ai figli avuti, un trattamento più favorevole come calcolo della prestazione.
Pensioni a 67 anni, a voi la scelta: 20.000 euro subito o 40.000 euro a rate sulle pensioni future
Partiamo dalla novità del governo Meloni che ha deciso di introdurre lo sconto di quattro mesi per ogni figlio avuto fino a massimo sedici mesi per la pensione di vecchiaia. La lavoratrice che ha il primo versamento in epoca contributiva può quindi scontare 16 mesi sui 67 anni di età se ha avuto quattro o più figli. In questo modo l’uscita dal mondo del lavoro per questa lavoratrice sarebbe a 65 anni e 8 mesi e non a 67 anni di età. In questo modo questa lavoratrice potrebbe anticipare l’uscita. Se non lo ha fatto può, a 67 anni di età nel 2025, chiedere all’INPS l’erogazione degli arretrati scegliendo la decorrenza del trattamento anticipato proprio in base allo sconto offerto dalla novità del governo. Quindi nel 2025 una lavoratrice che compie 67 anni di età può scegliere di far partire la prestazione a 65 anni e 8 mesi, prendendo con il primo rateo di pensione anche 16 mesi di arretrati.
Ecco come funzionano i calcoli da fare
Questa soluzione può sembrare nettamente favorevole dal momento che con il primo rateo di pensione in questo modo una lavoratrice potrebbe andare a prendere di fatto 16 mesi di arretrati più il mese corrente di prestazione. Però c’è la controindicazione del calcolo della prestazione che come vedremo è nettamente penalizzante per chi opera questa scelta punto.
Un esempio chiarirà meglio il tutto. Prendiamo una lavoratrice che ha avuto quattro figli e che alla luce della sua carriera contributiva ha maturato un montante contributivo già rivalutato pari a 300.000 euro. Con un montante contributivo di questa portata come vedremo la differenza di pensione percepita a 67 anni di età è notevole se si sceglie la via della decorrenza anticipata piuttosto che sfruttare i figli avuti per godere del calcolo col miglior coefficiente di trasformazione come previsto dalla normativa Dini. Perché se il governo Meloni ha introdotto la novità prima citata, la legge Dini del 1996 ha previsto un altro genere di vantaggio.
I coefficienti di trasformazione per la pensione a 67 anni di età
Una lavoratrice che ha il primo contributo versato successivo al 1995 infatti può scegliere se ha avuto due figli, di farsi calcolare la prestazione con il coefficiente che avrebbe dovuto utilizzare al compimento dei 68 anni di età. Quindi uscendo a 67 anni di età potrebbe godere della pensione calcolata come se avesse lasciato il lavoro a 68 anni di età. Allo stesso modo se i figli avuti sono più di due il coefficiente di trasformazione diventa addirittura quello dei 69 anni di età. I coefficienti di trasformazione soprattutto per le pensioni calcolate interamente con il contributivo sono fondamentali per determinare l’importo delle prestazioni. I coefficienti di trasformazione dai 65 ai 69 anni di età sono i seguenti:
- 65 anni coefficiente 5,352
- 66 anni coefficiente 5,531
- 67 anni coefficiente 5,723
- 68 anni coefficiente 5,931
- 69 anni coefficiente 6,154
Il montante contributivo rivalutato si moltiplica per questi coefficienti ed il risultato ottenuto dà la pensione annua da prendere. Che naturalmente diviso per le 13 mensilità annuali di pensione comprensive di tredicesima, danno la pensione mensile.
Gli esempi pratici, le perdite e gli utili sulla pensione a 67 anni
Con 300.000 euro di montante contributivo a 67 anni di età un contribuente avrebbe diritto ad una pensione pari a 17.169 euro annui e 1.320 euro mensili. Se invece sceglie la decorrenza anticipata a 65 anni e 8 mesi avrà una pensione di 16.056 euro anni e 1.235 euro al mese. In pratica, 80 euro circa in meno al mese per la pensione futura. Ma se colleghiamo il vantaggio della legge Dini alla lavoratrice, perché avendo avuto 4 figli può godere di un coefficiente dei 69 anni e non dei 67 anni, la pensione che potrebbe prendere sarebbe pari a 18.462 euro annui e 1.420 euro mensili. In pratica la scelta sarebbe se prendere 16 mesi di pensione arretrata, che essendo pari a 1.235 euro al mese offre 19.760 euro di arretrati, o prendere per il resto della vita questi 200 euro in più al mese. In base alla stima di vita della popolazione che per le donne è di circa 84 anni, si tratta di oltre 40.000 euro di pensione in meno in futuro, barattati per meno di 20.000 euro subito di arretrati. Sarebbe il caso di dire, meglio l’uovo oggi che la gallina domani o viceversa.
Le conclusioni
I calcoli e gli esempi prima citati sono stati fatti usando delle cifre prestabilite e dei criteri che possono essere suscettibili di variazione da lavoratore al lavoratore e da lavoratrice a lavoratrice. Pertanto chi ha intenzione di andare in pensione sfruttando questi vantaggi che la normativa previdenziale offre devono saper scegliere se prenderne una o l’altra strada fermo restando il fatto che da un contribuente all’altro il vantaggio o lo svantaggio possono cambiare radicalmente.