Revocata la pensione, cioè addio al trattamento tanto atteso per anni e che consente ai pensionati di andare avanti con le esigenze della vita di tutti i giorni. Un tremendo scenario questo che tutto è tranne che una fake news. Perché il 15 settembre prossimo sulle pensioni, o almeno su alcune di esse, scade un termine molto importante.
E chi lo salta, perché se ne dimentica o perché non sa cosa fare, rischia seriamente di perdere una parte della pensione se non addirittura l’intero trattamento. Eppure l’INPS da tempo ha avviato una campagna di sensibilizzazione nei confronti di questi pensionati che devono provvedere, necessariamente, ad espletare un particolare adempimento riguardo la loro pensione. Ecco di cosa si tratta, per chi c’è il rischio revoca e come risolvere per tempo anticipando il problema.
Pensioni a rischio revoca, a settembre guai in arrivo per diversi pensionati, ecco come risolvere
La data del 15 settembre è da cerchiare in rosso sul calendario di chi prende una pensione. Perché si tratta della scadenza fissata per aggiornare la propria condizione reddituale e continuare a percepire il trattamento dall’INPS come fatto fino al rateo di settembre.
Per mettersi a posto con quanto l’INPS pretende, ci sono ancora pochi giorni. L’argomento riguarda le comunicazioni reddituali periodiche ed obbligatorie che molti pensionati sono tenuti a presentare all’Istituto.
Entro il 15 settembre gli interessati devono inoltrare all’Ente i dati relativi alla loro condizione reddituale e a quella dei loro familiari. In pratica serve la medesima dichiarazione oggetto delle campagne RED annuali avviate dall’INPS e come sempre in scadenza il 28 febbraio di ogni anno.
E la scadenza del 15 settembre riguarda quanti hanno precedentemente saltato quella di febbraio, omettendo le comunicazioni obbligatorie da presentare all’INPS per non perdere il diritto al trattamento pieno di pensione. Sempre che ne abbiano diritto.
Pensioni a rischio, a settembre ecco cosa fare per evitare tagli fino a dicembre
In effetti, la presentazione del modello RED e quindi la comunicazione dei dati reddituali è necessaria da parte del pensionato, perché l’INPS li usa per calcolare annualmente l’importo delle pensioni spettanti. Naturalmente solo per pensionati che hanno una parte della loro prestazione che si basa sui redditi che hanno.
E non sono poche le quote di pensione che guardano alla condizione reddituale del pensionato. Basti pensare alla quattordicesima e ad ogni altra maggiorazione sociale percepita.
Oppure basti pensare all’assegno sociale, totalmente calcolato sui redditi del pensionato e del suo coniuge e ad integrazione degli stessi redditi. Esonerati dall’obbligo sono i pensionati che presentano annualmente la dichiarazione dei redditi.
Sempre che nel loro modello 730 ci siano tutti i redditi, perché nel caso ci siano ulteriori entrate che non si riportano nella dichiarazione reddituale, allora il modello RED si rende necessario comunque.
Cosa devono fare i pensionati e perché è obbligatorio
Ricapitolando, il pensionato che, pur essendo obbligato, non ha presentato il modello RED entro fine febbraio, adesso deve adempiere. Sfruttando il canale della ricostituzione della pensione. Perché la campagna RED è scaduta e non più utilizzabile. Ma con la domanda di ricostituzione si può ovviare.
Probabilmente i pensionati interessati da questa situazione avranno già ricevuto un taglio della prestazione in misura pari al 10% nei ratei di agosto e settembre. Un taglio di cui molti magari non si sono resi conto per via del fatto che parliamo di mensilità di pensione spesso interessate dai conguagli fiscali e quindi da cifre variabili.
E dal momento che il cedolino di pensione non si riceve più a casa o non si ottiene più alle Poste come una volta, ma va scaricato, ci sono pensionati che restano ignari di ciò che ogni mese percepiscono.