Non sono state ancora sedate le polemiche relative all’aumento dei requisiti per le pensioni nel 2027. Nonostante l’INPS abbia fatto un passo indietro, smentendo l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile 2027 e correggendo quanto fatto nei simulatori della pensione futura, la paura dei contribuenti è ancora alta.
L’INPS probabilmente sistemando il simulatore ha corretto quell’errore da cui si è scatenata la diatriba con la CGIL su quello che era e resta un ipotetico aumento dei requisiti delle pensioni dal 2027. Solo una semplice ipotesi, ma che non è esattamente una ipotesi poco probabile. Il fatto che dal 2027 potrebbero aumentare i requisiti è ancora nell’aria. E questo rischia di generare una nuova ondata di esodati. Cioè di soggetti che si troverebbero di colpo a rimanere senza lavoro e senza pensione per diverso tempo.
Esodati, cosa erano e cosa saranno i nuovi penalizzati delle pensioni
Il termine esodati è nato nel 2012 a seguito della riforma Fornero. Infatti fu la riforma Fornero che aumentando esponenzialmente i requisiti per la pensione nel 2012 produsse un effetto terribile su molti contribuenti. Nel 2012 la riforma Fornero aumentò i requisiti per la pensione in maniera improvvisa e di molto.
Portando di fatto alcuni lavoratori a rimanere senza pensione e pure senza lavoro e stipendio dal momento che molti di essi avevano già programmato l’uscita e lasciato il lavoro. Salvo poi trovarsi con dei requisiti che erano sufficienti per le vecchie pensioni, ma non per le nuove. E di fatto restando tanto tempo senza lavoro e senza pensione. Di fatto esodati. Un problema serio che ha costretto, come la storia ci dice, a numerosi interventi di salvaguardia esodati. Cioè a numerosi provvedimenti che negli anni successivi fascia per fascia portarono ad una correzione in corsa di questo problema.
Pensioni a rischio dal 2027, ecco chi pagherà a caro prezzo l’aumento dei requisiti
Non sarà una cosa gravissima come fu con la Fornero ma anche quello che si prepara per il 2027 cioè l’aumento dell’età pensionabile, rischia davvero di generare un grave problema per molti lavoratori. Infatti se davvero dal 2027 l’età pensionabile salirà di 3 mesi, anche se non è ancora certo, ci saranno dei lavoratori che rischiano davvero di rimanere senza sostegno per diversi mesi.
Basti pensare a quanti oggi sono in prepensionamento grazie agli scivoli aziendali. In quel caso gli accordi privati tra imprese e sindacati con l’avallo del lavoratore che accettava il prepensionamento con questi scivoli, portava l’assegno di prepensionamento ad essere erogato fino a 67 anni di età.
È evidente che spostando in avanti l’età pensionabile di uscita, si corre il rischio, salvo nuovi interventi di salvaguardia, di lasciare al compimento dei 67 anni senza trattamento questi soggetti. Fino ad arrivare alla nuova età pensionabile. Sia essa quella dei 67 anni e 3 mesi come era stata inserita nei simulatori INPS, che dei 67 anni e 2 mesi o più.
Pure chi prende l’Ape sociale rischia qualcosa?
A noi, anche se tutto è aleatorio e privo dei riferimenti normativi, anche perché parliamo di ipotesi, sembra che la stessa cosa possa succedere ai pensionati di oggi con l’Ape sociale. Infatti anche l’Ape sociale è un assegno di prepensionamento e quindi anche l’Ape sociale prevede che l’interessato a 67 anni di età dovrà passare alla pensione di vecchiaia.
E se poi l’età passa a 67 anni e 3 mesi cosa succede? Il governo sarà capace di inserire una norma a salvaguardia che allunga da 67 a 67 anni e 3 mesi la durata massima dell’Ape sociale? Dubbi e perplessità che solo quando dalle ipotesi passeremo ai fatti concreti potranno trovare una risposta definitiva.