Riforma delle pensioni Riforma delle pensioni

Pensioni: addio alla riforma Fornero? le ultime

Nuova riforma , tagli di assegno e pensioni più vantaggiose per chi svolge un lavoro gravoso oppure per chi svolge mansioni usuranti.

Il principale obbiettivo del governo, sia quello attuale che quelli degli ultimi anni è stata uno solo in tema pensioni. Superare la legge Fornero. Ipotesi, proposte, nuove misure che spesso si sono scontrate con la realtà dei fatti. La riforma delle pensioni diventa complicata de c’è da fare i conti con la necessità di essere parsimoniosi in quanto a spesa pubblica. Adesso però sembrano esserci tutte le condizioni per varare una vera riforma, che può partire da un mix di misure che se fatte bene, possono essere anche low cost per lo Stato.

I lavori non sono tutti uguali e le pensioni devono essere diverse

Andare in pensione non può non tenere in considerazione il lavoro svolto. Un lavoro d’ufficio, per quanto difficile esso sia, non può essere come quello in un campo di grano piuttosto che in un cantiere edile. L’Ape sociale e la quota 41 per i precoci, oltre al solito scivolo usuranti sono misure che consentono uscite anticipate per la pensione a chi svolge un lavoro particolarmente logorante e faticoso. Ecco che rendere strutturale per esempio l’Ape sociale è una possibilità. La misura però non può essere estesa a tutti e presenta limitazioni evidenti anche come struttura. Basti pensare alla mancanza della tredicesima, al divieto di reversibilità o al limite dei 1.500 euro al mese. Ecco che una quota 41 per tutti e una misura flessibile per tutti, magari a 63 anni potrebbe essere la soluzione.

La misura flessibile forse ideale e come funzionerebbe

Per esempio fissare a 25/30 anni la contribuzione minima che insieme ai 63 anni dia diritto alla pensione anticipata sarebbe importante. Magari avvantaggiando chi svolge lavori pesanti, sul calcolo dell’assegno e non sull’uscita. Si potrebbe per esempio aprire a una pensione a 63 anni con 30 anni di contributi, o senza limiti di età con 41 anni di versamenti, con ricalcolo contributivo solo a chi svolge un lavoro non usurante o gravoso. L’idea è di quelle che molti nostri lettori propongono o considerano come equa. Considerando il taglio di assegno dovuto al ricalcolo contributivo, se un lavoratore svolge una professione che non è troppo logorante, potrebbe propendere per continuare a lavorare. Ma lo stesso potrebbe fare il lavoratore alle prese con mansioni gravose. Che in base alla sua condizione fisica potrebbe decidere se continuare a lavorare, aumentando la pensione futura o uscire subito “accontentandosi”.