Il lavoratore che oggi è in servizio, assunto da un datore di lavoro o a sua volta lavoratore autonomo, versa contributi. Il lavoratore autonomo lo fa di sua iniziativa, nel senso che è lui che materialmente versa ciò che deve. Per il lavoratore dipendente invece ci pensa il datore di lavoro. Il dipendente magari non si rende conto dell’entità di ciò che versa perché ci provvede il datore di lavoro.
Il lavoratore autonomo invece sa ciò che significa versare contributi. In ogni caso, sono soldi propri spesi per la pensione futura. Soldi che anziché finire dentro la busta paga del dipendente o nel reddito dell’autonomo, finiscono all’INPS.
Sono autentiche spese, fatte a fin di bene e per il futuro, ma sono pur sempre dei soldi spesi.
E se alla fine questa spesa fosse stata inutile? In questo caso parlare di soldi spesi male, o di soldi gettati al vento non sarebbe un esercizio fuori luogo. Ed è ciò che succede a chi nonostante i soldi versati, non prenderà mai la sua pensione.
Pensioni addio: ecco quando i contributi versati sono soldi spesi male e inutilmente
La situazione del mondo del lavoro ormai da anni ha una costante negativa e pericolosa. Che finirà con l’aumentare i casi di chi in pensione non ci andrà mai. Ma soprattutto, aumenterà i casi di chi ha gettato soldi inutilmente.
Proprio in queste ore è emerso un dato ISTAT di previsione che parla di pensioni dal 2051 solo a 70 anni di età. I lavoratori di oggi andranno in pensione tardi rispetto a chi riesce ad andare in pensione oggi. E probabilmente ci andrà in pensione con trattamenti più bassi.
Il lavoro oggi con tutti i suoi problemi che partono dal passato
Oggi precariato e discontinuità sono due termini che vanno di pari passo con le condizioni del mondo del lavoro. Perché chi riesce a trovare un lavoro lungo, continuo e duraturo oggi è da considerarsi un fortunato. Condizioni queste che si ripercuotono per forza di cose anche sulle pensioni future.
Quella che possiamo definire instabilità lavorativa è un qualcosa con cui molti contribuenti da sempre si interfacciano. Donne soprattutto ma anche lavoratori stagionali di vari settori, oppure intermittenti.
Soggetti questi che probabilmente si troveranno a non poter raggiungere mai un trattamento assistenziale in futuro. Ma una cosa del genere accade pure oggi.
Eppure parliamo di contribuenti che hanno versato contributi. Che poi questi contributi siano insufficienti per il diritto alla pensione, dipende dal fatto che il sistema pensioni italiano ha regole rigide.
I contributi da versare devono essere pari almeno a 20 anni per stare tranquilli
In altri termini, chi non centra la giusta carriera contributiva non può andare in pensione. E questo vincolo riguarda qualsiasi misura di pensionamento. Senza i 20 anni per esempio, la pensione di vecchiaia non si può prendere.
Così come senza i 42,10 anni di contributi non si può andare in pensione anticipata. In quest’ultimo caso bisogna solo attendere di arrivare a 67 anni di età, rimandando l’uscita. Ma per il caso di chi ha meno di 20 anni, salvo rari casi la pensione diventa non tanto un miraggio, ma un’autentica Chimera.
Deroghe esistono, ma sono limitate e difficili da sfruttare
In pensione senza i 20 anni di contributi ci possono andare quanti rientrano nelle deroghe Amato per le quali bastano 15 anni. Ma oggi sono pochi quelli ancora senza pensione che possono sfruttare deroghe Amato che fanno riferimento a condizioni da aver maturato nel lontano 1992. Bastano 5 anni di contributi invece per andare in pensione a 71 anni di età. Ma solo per il contributivo puro. Basta un contributo versato prima del 1996 e questa possibilità sparisce. Nessuna pensione nonostante i contributi versati? La verità è questa e riguarda più contribuenti di quanto si possa credere.
Ecco i veri penalizzati dall’INPS, addio pensione per molti di loro
Ci sono lavoratori e lavoratrici che hanno versato contributi durante la loro carriera lavorativa ma che non hanno raggiunto la soglia minima utile per un trattamento pensionistico, cioè i 20 anni fatidici.
Ed in pensione non ci andrà mai. Ma soprattutto, non riceverà alcun rimborso per i versamenti effettuati. L’INPS infatti non prevede in alcun caso il rimborso della contribuzione versata e non utilizzata.
Tutti i soldi versati all’INPS e non utilizzati per la pensione assumono il nome di contributi silenti. Per esempio chi ha 17, 18 o 19 anni, a 64 anni come a 67 anni o a 71 anni, si trova di fronte ad una contribuzione si versata, ma di fatto inutilizzabile.
Contribuzione persa che non potrà mai più essere utilizzata, cioè in termini pratici soldi buttati al vento. Perché come detto in premessa, i contributi sono soldi che il contribuente toglie dalla sua tasca e gira all’INPS, a prescindere che sia un lavoratore autonomo che versa materialmente questi soldi o un lavoratore dipendente per cui ci pensa il datore di lavoro