Andare in pensione prima prendendo di meno o rimandando l’uscita godendo di un assegno più alto. Nulla di nuovo qualcuno obbietterebbe visto che le pensioni già oggi funzionano proprio così. Ma la novità che potrebbe presentarsi nel 2023 è un ribaltare il meccanismo. Si passerebbe dal meccanismo penalizzante a quello incentivante, nel senso che potrebbero venire promossi strumenti atti a premiare i lavoratori che nonostante hanno raggiunto i requisiti, rimandano l’uscita. Infatti sulle pensioni anticipate 2023 e nuovo bonus per chi rimanda la pensione pur con requisiti completati, si sta facendo un gran parlare.
Il sistema pensionistico oggi e perché le pensioni sono più alte per chi esce in ritardo
Andare in pensione più tardi porta ad un assegno più alto. Questo è lapalissiano e senza discussione. Ci sono almeno due motivi che portano a questa conclusione. E con esempi capiremo meglio questo sistema. Uscire a 64 anni di età con la Quota 102 per chi ha 38 anni di contributi versati per esempio, oggi è una valida possibilità. Restando al lavoro fino a 67 anni come la pensione di vecchiaia ordinaria prevede, significa uscire con 41 anni di contributi versati e non con 38. Sono 3 anni di lavoro in più con altrettanti 3 anni di contributi in più da poter utilizzare per ottenere la pensione più alta. Oltretutto, il sistema di calcolo della pensione è basato su dei coefficienti di trasformazione. Sono i parametri attraverso i quali i contributi versati da un lavoratore vengono trasformati in pensione. E l’INPS prevede coefficienti più vantaggiosi per chi esce dal lavoro più tardi come età. In parole povere uscire a 64 anni come la Quota 102 prevede, significa prendere, a parità di contribuzione, una pensione più bassa rispetto a chi esce a 67 anni.
Il premio per chi resta al lavoro oltre i requisiti di una pensione già maturati
Dotare il sistema di misure di pensionamento anticipato, ma con flessibilità e con strumenti che permettano a chi resta al lavoro di prendere di più è una soluzione che le misure prima citate già oggi prevedono. Ma adesso si pensa a ribaltare il campo. Spingere i lavoratori a restare al lavoro oltre una misura già centrata, penalizzando quelli che escono prima (tra coefficienti e minori contributi versati), è la regola odierna. Regola inasprita da alcune misure che prevedono il ricalcolo contributivo della prestazione, con penalizzazione pesante come accade con opzione donna. E allora perché non passare al premio?
Come funzionerebbe la nuova pensione premiale
In pratica si garantirebbe a chi esce dal lavoro più tardi, rimandando la pensione nonostante la maturazione di un diritto alle anticipate, di godere di un bonus per ogni anno in più trascorso al lavoro. Il meccanismo non è noto ancora anche perché si tratta di ipotesi. Per assurdo si potrebbe per esempio garantire 50 euro al mese in più di pensione per ogni anno di lavoro in più. Ripetiamo che si tratta di ipotesi e di nulla di concreto, ma resta un nuovo indirizzo che si valuta sulle pensioni e sul meccanismo di calcolo delle stesse. Una novità assoluta come le tante altre di cui si parla adesso in vista della Legge di Bilancio.