Nel 2025 saranno due le pensioni anticipate che i lavoratori potranno sfruttare. Una che si potrà sfruttare con il solo requisito contributivo. L’altra che invece si potrà sfruttare solo a partire da una determinata età ma rispettando diversi altri requisiti. Le due misure saranno in vigore anche nel 2025 e il governo per una delle due ha deciso di introdurre una piccola novità che potrebbe essere però molto importante per alcuni lavoratori. Va detto però che adesso che siamo nella fase di correzione della legge di Bilancio per via degli emendamenti, qualcosa rischia di cambiare anche per la seconda misura ovvero per la pensione destinata solo ai contributivi puri. Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono queste due misure che i lavoratori potranno sfruttare come pensione anticipata nel 2025.
Pensioni anticipate 2025, 2 novità da capire
Partiamo naturalmente dalla pensione anticipata ordinaria, cioè dalla vecchia pensione di anzianità come si chiamava prima dell’avvento della riforma Fornero. Parliamo di una misura che non è altro che quella che i lavoratori possono centrare semplicemente arrivando alla giusta carriera contributiva. Quella che potremmo definire carriera massima raggiungibile. Parliamo quindi della prestazione che, a prescindere dall’età del lavoratore si può centrare una volta completati 42 anni e 10 mesi di contributi se il richiedente è un lavoratore oppure 41 anni e 10 mesi di contributi se la richiedente è una lavoratrice. In questo caso l’unico vincolo da rispettare è quello della contribuzione effettiva da lavoro che non può essere inferiore a 35 anni. In parole povere 35 anni di contributi per i lavoratori e le lavoratrici devono essere completati senza tenere in considerazione i contributi figurativi relativi ai periodi passati in disoccupazione indennizzata INPS o in malattia indennizzata INPS.
Per i contributivi puri pensioni anticipate ma con limiti anagrafici ben precisi
Per chi ha il primo accredito di contributi successivo al 31 dicembre 1995, la pensione anticipata è contributiva come è ovvio che sia. Ma si può prendere anche con solo 20 anni di contributi. Ma a condizione di arrivare almeno a 64 anni di età ma non solo. Ci vuole una pensione minimo pari a 3 volte l’assegno sociale per poter andare in quiescenza con questa misura contributiva. Se la richiedente è una lavoratrice con più figli avuti la pensione può essere anche pari a 2,6 volte l’assegno sociale. Con un solo figlio avuto invece il trattamento può essere anche pari a 2,8 volte l’assegno sociale.
Da una novità certa o quasi, ad una in arrivo ma ipotetica
Sulla pensione anticipata ordinaria è stata inserita nella manovra una novità molto importante. Parliamo del bonus Maroni, o meglio di quella misura che richiama al vecchio sgravio contributivo per chi rimanda la pensione nonostante ha raggiunto i requisiti di pensionamento. Un bonus che per esempio già nel 2024 ha interessato la quota 103. In pratica, chi arriva ai requisiti previsti per la pensione anticipata ordinaria, può decidere come per chi raggiunge quelli di quota 103, di restare a lavorare. Prendendo uno stipendio maggiore frutto del fatto che sarebbe sgravata dalla busta paga la quota di contribuzione a carico del lavoratore.
Questa novità è già dentro la legge di Bilancio. L’altra potrebbe entrare grazie agli emendamenti. E parliamo di consentire di usare la rendita da previdenza integrativa per arrivare alla soglia di pensione utile alle anticipate contributive. Cioè 3, 2,8 e 2,6 volte l’assegno sociale come detto prima. Una facoltà confermata già per la pensione di vecchiaia in legge di Bilancio. E che qualcuno vedrebbe estesa anche alle anticipate contributive.