Uscire per lavoro in anticipo in Italia non è mai esente da penalizzazioni e da tagli di assegno. Infatti chi esce dal lavoro a 67 anni di età è colui che effettivamente rischia meno di prendere penalizzazioni o tagli di assegno. Perché la pensione di vecchiaia ordinaria è una misura priva di penalizzazioni. Al contrario chi sfrutta una qualsiasi misura di pensionamento anticipato presente oggi nel nostro sistema, corre il rischio di ricevere un trattamento inferiore a quello a cui avrebbe potuto aspirare non sfruttando l’anticipo ed aspettando l’età pensionabile. Molte misure molto diffuse e molto sfruttate dai lavoratori infatti sono ricche di tagli e penalizzazioni. E adesso vedremo quali sono e quali sono quelle che finiscono per incidere sulla prestazione per tutto il resto della vita del lavoratore.
Pensioni anticipate 2025: ecco misura per misura tutte le penalizzazioni che subisce il pensionato
A dire il vero uscire in anticipo è sempre penalizzante perché di fatto significa stoppare i versamenti di contributi che la prosecuzione dell’attività lavorativa prevede. Ma anche godere di un coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione che sicuramente è tanto più penalizzante quando più giovane è l’età di uscita dal mondo del lavoro. Ma poi ci sono misure ricche di tagli e penalità nella loro struttura normativa.
Una misura molto sfruttata negli anni e che permette di essere accompagnati alla pensione di vecchiaia si chiama Ape sociale. Ape è acronimo di Anticipo pensionistico ed è quella misura che anche nel 2025 potranno sfruttare quanti raggiungono almeno 63 anni e 5 mesi di età ed almeno 30 o 36 anni di contributi versati. Uscire con questa misura però è penalizzante anche se si tratta di penalizzazioni che scadono a 67 anni di età. Quando l’Ape sociale decade e il diretto interessato deve comunque andare a richiedere la pensione di vecchiaia.
L’Ape sociale non prevede tredicesima, non prevede maggiorazioni, non può superare 1.500 euro al mese, non è reversibile e non è indicizzato al tasso di inflazione. E come se non bastasse, chi esce dal lavoro con l’Ape sociale non deve svolgere alcuna attività lavorativa se si esclude quella da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo.
Le pensioni a calcolo contributivo penalizzano sempre, eccole
Un’altra misura altamente penalizzante è la quota 103. Anche questa misura sarà fruibile pure nel 2025. Potranno sfruttarla quanti raggiungono almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi versati.
Anche in questo caso parliamo di prestazione molto penalizzante poiché non può superare come importo quattro volte il trattamento minimo dell’INPS. Questo limite sparisce a 67 anni di età.
Ciò che invece non sparisce e resta a carico del pensionato per sempre è il calcolo con il sistema contributivo. Che soprattutto per chi ha già 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, è una pesante penalizzazione. Anche per la quota 103 vige il divieto di cumulo del reddito da pensione con i redditi da lavoro.
E pure a calcolo contributivo è opzione donna, altra misura che per chi al 31 dicembre 1995 ha almeno 18 anni di versamenti, rappresenta un autentico salasso che rischia di far perdere oltre il 30% di pensione.