Pensione di garanzia giovani è quello che in ogni summit tra governo e sindacati è sul tavolo delle trattative. Perché i giovani oggi stentano a trovare lavoro, e se lo trovano è precario e sottopagato. Gioventù precaria e pensioni lontane e povere sono i problemi più diffusi con cui si faranno i conti nel futuro. Ma ci sono difficoltà anche oggi per gli stessi motivi. Sulle pensioni sono diversi i problemi che può incontrare un lavoratore che ha iniziato a lavorare a partire dal 2000 o dopo. Soprattutto se questo lavoratore è piuttosto avanti con gli anni, si potrebbe trovare a non poter andare in pensione nemmeno al compimento dei 67 anni di età. Sono le regole del sistema previdenziale italiano a mettere di fronte un lavoratore a questa condizione abbastanza particolare. Ed è una condizione in cui si trovano spesso i lavoratori intermittenti, i discontinui e soprattutto le donne.
Pensioni nel 2023 per chi ha iniziato nel 2000? ecco quando e come
Chi è il soggetto che ha iniziato a lavorare nel 2000 e che si trova ad un’età piuttosto avanzata nel 2022 o nel 2023? La domanda è lecita e può sembrare un’assurdità che una persona abbia iniziato a lavorare ben oltre i 40 anni di età. Ma è un caso piuttosto diffuso soprattutto tra le donne. Per esempio ci sono donne che hanno già compiuto 64 anni di età ma che hanno iniziato a lavorare solo dopo essersi dedicate a famiglia, figli e casa. Una lavoratrice che ha iniziato a lavorare nel 2000 andrà in pensione con il sistema contributivo anzi, in gergo tecnico può essere considerata una contributiva pura. Avendo tutti i contributi versati prima del 1996 questa lavoratrice dovrà rispettare, per andare in pensione, anche delle condizioni aggiuntive. Un requisito in più ma determinate, che le pensioni contributive prevedono sempre.
Il limite delle pensioni contributive? ecco cos’è
Chi ha iniziato a lavorare nel 2000 ed ha già 64 anni di età può sfruttare la pensione anticipata contributiva. Che si completa con 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Nel 2023 chi ha iniziato a lavorare nel 2000 ha 22 anni di contributi versati. E quindi al compimento dei 64 anni di età entra nel perimetro della pensione anticipata contributiva. Una cosa che va detta però è che questa prestazione può essere erogata dall’INPS a condizione che l’interessato abbia anche un montante contributivo particolare. Un montante che per importo riesce a generare una prestazione pensionistica pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Significa che per il 2022 con la pensione anticipata contributiva serviva un assegno pari a 1.310 euro circa al mese. Una cifra che nel 2023 potrebbe sfiorare i 1.400 al mese dal momento che l’assegno sociale verrà indicizzato al tasso di inflazione salendo per gli attuali 468 al mese, ad oltre 500.
Pensione di vecchiaia, per i contributivi cosa cambia?
Ma se la pensione anticipata contributiva è una pensione in deroga ai requisiti ordinari e quindi una misura eccezionale rispetto alle regole classiche, il problema maggiore per questi lavoratori può essere dato proprio dalla pensione di vecchiaia ordinaria. Infatti anche in questo caso, pur restando identici alla generalità dei lavoratori i requisiti ordinari (cioè 67 anni di età e 20 anni di contributi versati) c’è da rispettare una condizione aggiuntiva che è quella dell’importo minimo della prestazione che deve essere pari o superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Infatti chi si trova in queste condizioni ed è un contributivo puro per andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi versati deve ottenere una pensione pari ad almeno 703 euro al mese nel 2022. Anche in questo caso nel 2023 questa soglia salirà di molto, superando addirittura i 760 euro al mese. In pratica anche la pensione di vecchiaia potrebbe essere negata a questi lavoratori che dovranno posticipare un eventuale pensionamento a 71 anni.