Pensione per i precoci con l’attuale quota 41. Infatti la misura che riguarda però solo alcune particolari categorie è rivolta ai precoci perché si parla di lavoratori che hanno iniziato la carriera prima dei 19 anni di età. Ma la definizione precoci originaria parla di 18 anni come soglia anagrafica limite per essere considerati tali. E forse sarebbe opportuno partire proprio da lì per riformare il sistema pensionistico italiano. Con una riforma delle pensioni per i precoci da 18 a 40 anni di contributi. Perché se molti auspicano la quota 41 per tutti, e soprattutto i precoci chiedono misure di pensionamento anticipato, ecco che una soluzione sarebbe assai particolare. Consentire i pensionamento ai precoci già con 18 anni di contributi e 67 anni di età, o senza limiti anagrafici ma senza arrivare a 43 anni circa per poter uscire dal lavoro.
Una riforma delle pensioni per i precoci da 18 a 40 anni di contributi
Dal punto di vista delle pensioni, il precoce oggi è colui che ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età, e che ha completato un anno di versamenti, anche discontinui prima del 19imo compleanno. Per lui c’è la quota 41 precoci. Bisogna però essere caregivers, ovvero assistere un familiare disabile da almeno 6 mesi. Oppure essere invalidi al 74% o disoccupati che hanno terminato la Naspi da 3 mesi almeno. O infine, svolgere una attività di lavoro gravoso da 7 degli ultimi 10 anni di carriera o da 6 degli ultimi 7 anni. Limiti netti alla misura, che secondo molti dovrebbero essere eliminati, arrivando alla tanto agognata quota 41 per tutti.
I vantaggi per i precoci dovrebbe essere diversi
Oggi esiste una maggiorazione contributiva per i precoci, ma solo se hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. Invece molti auspicano una riforma delle pensioni per i precoci da 18 a 40 anni di contributi. Vantaggi che pertanto sono destinati solo a futuri pensionati. In pratica, chi ha iniziato a lavorare per esempio, a 16 anni, può godere di 4 anni e mezzo di contributi anziché 3 per i periodi che vanno dai 16 ai 18 anni. Infatti esiste la maggiorazione per i contributivi puri se precoci per i quali ogni anno di lavoro prima dei 18 anni vale 1,5 volte. Estendere a tutti questo vantaggio sarebbe saggio ed equo per molti dei nostri lettori che ci scrivono. In modo tale da consentire già oggi, ed a prescindere dalla data di inizio della carriera, di poter sfruttare il vantaggio.
La maggiorazione precoci anche nel sistema misto
Per sfruttare la maggiorazione oggi bisogna aver iniziato a lavorare dopo il 1996. Significa che la misura riguarda sostanzialmente chi è nato nel 1980 o lì vicino. Per esempio, chi è nato nel 1960, se ha iniziato a lavorare solo nel 1996, non può essere considerato precoce. Ma lo stesso vale per un nato nel 1970. Si tratta di una maggiorazione che riguarderà i futuri pensionati. Ed è l’unica agevolazione attualmente prevista per i precoci come stabilito dall’articolo 1, comma 7 della riforma Dini (legge n° 335 del 1995). Estendendola magari dal 2024 a chi rientra nel sistema misto, potrebbe consentire a qualcuno di pensionarsi con 18 anni di contributi e 67 anni di età se ha iniziato a lavorare tra i 16 e i 17 anni, oppure con 40 anni di contributi senza limiti di età, godendo dello sconto contributivo sulla pensione anticipata. Sconto che potrebbe portare a 39 anni quelli utili alla quota 103 per esempio, o a 33 anni per opzione donna e così via dicendo. Ecco perché abbiamo titolato con una riforma delle pensioni per i precoci da 18 a 40 anni di contributi.