Superare la legge Fornero significa concedere la possibilità ai lavoratori di anticipare l’uscita dal lavoro e la pensione rispetto ai requisiti ordinari. Il superamento della riforma Fornero è alla base di una nuova ipotetica riforma delle pensioni.
Non si può dire di aver riformato il sistema se non vengono concesse facoltà ai contribuenti di andare in quiescenza prima di aver raggiunto i 67 anni di età (ma forse 67,3 anni dal 2027) delle attuali pensioni di vecchiaia.
E non si può dire di aver superato la riforma Fornero se non si permettono canali di pensionamento anticipato prima di raggiungere i 42,10 anni con finestra di tre mesi in più per le pensioni anticipate ordinarie. Ecco perché delle pensioni anticipate con quota 100 nel 2026 potrebbero aiutare a dire addio alla legge Fornero, che verrebbe superata davvero o quasi.
Pensioni anticipate con quota 100 nel 2026 e la legge Fornero è superata
Se osserviamo l’attuale sistema previdenziale e guardiamo alle misure attualmente in vigore, di variabili rispetto ai requisiti ordinari ce ne sono tante. Ma sono tutte misure di pensionamento che riguardano pochi eletti e pochi contribuenti.
Ape sociale e quota 41 per tutti riguardano invalidi, caregivers, disoccupati e addetti ai lavori gravosi. Chi non rientra in queste categorie non può andare in pensione con queste misure.
Anzi, anche chi vi rientra a volte ha notevoli difficoltà. Basta non avere il parente disabile da assistere in casa propria o non convivere con lui da almeno 6 mesi e nulla da fare per l’Ape sociale e la quota 41.
Niente da fare per chi è disoccupato da dimissioni volontarie, perché per l’Ape sociale e la quota 41 serve prendere prima la Naspi. E chi non ha svolto un lavoro gravoso negli ultimi 10 anni per almeno 7 anni, finisce nello stesso spettro della reiezione di una eventuale domanda di Ape o quota 41.
In sostanza, tutto fanno queste misure tranne che garantire alla generalità dei lavoratori l’uscita alternativa ai requisiti della legge Fornero.
Perché le attuali misure non servono a molto?
Stesso discorso per opzione donna, su cui c’è anche da dire che quelle poche che oggi vi rientrano (sempre invalide e caregivers o licenziate o alle prese con aziende in crisi) devono accettare tagli pesanti di pensione per via del ricalcolo contributivo della pensione.
Infine l’attuale quota 103, che prevede la stessa penalizzazione da ricalcolo contributivo di opzione donna, ha un limite anagrafico davvero buono, partendo dai 62 anni di età, ma ha un limite contributivo talmente alto, fissato com’è a 41 anni di versamenti, che è altamente riduttivo come potenziale platea dei beneficiari.
Non sono tanti i lavoratori che vantano carriere tanto lunghe. Ed anche chi le vanta, trovandosi a pochi mesi di distanza dai 42,10 o 41,10 che servono a uomini e donne per le pensioni anticipate ordinarie in regime Fornero, sono spesso persuasi a dire di no a quota 103 per evitare i tagli già citati.
Pensioni anticipate con quota 100 nel 2026, ma come?
L’unica misura degna di nota che è stata in vigore negli ultimi anni è anche quella che se mai dovesse tornare in pista nel 2026 con una nuova vera riforma delle pensioni, permetterebbe di superare la riforma Fornero. Concedendo di uscire dal lavoro con circa 5 anni di versamenti in meno rispetto alle pensioni anticipate, tutti i lavoratori, indistintamente. Basterebbero 38 anni di contributi infatti.
E come età, altri 5 anni in meno rispetto alle pensioni di vecchiaia ordinarie. Infatti uscita ammessa a partire dai 62 anni di età e non dai 67 anni. Se poi si volesse prevedere un restyling più profondo, prendendo le distanze dalla quota 100 introdotta nel 2019 e durata fino al 2021, potrebbe essere inserita una maggiore flessibilità.
Per esempio si potrebbe dare la stessa possibilità di uscita a chi a 63 anni, quindi con un anno in più di età, raggiunge 37 anni di contributi. Oppure a chi con 64 o 65 anni raggiunge 36 o 35 anni di contributi.