Cosa bisogna fare per andare in pensione nel 2023? Sembra la domanda delle domande questa, perché con il nuovo anno tutti si chiedono cosa sia cambiato dal punto di vista pensionistico in Italia. Alcune nuove misure consentono l’accesso alla quiescenza anche in maniera anticipata rispetto al solito. Non sono misure facili da centrare, ma dal punto di vista dell’età nulla da dire. Le uscite anticipate sono davvero tante.
Si parte dai 60 anni, perché prima i vincoli sono tanti
Il fatto che si parla tanto di 62 anni come nuova età pensionabile per qualcuno, lo si deve alla quota 103. La nuova misura per quotisti permette di lasciare il lavoro proprio a partire dai 62 anni di età. Ma servono la bellezza di ben 41 anni di contributi di cui 35 effettivi da lavoro. Per questo la misura viene accostata alla quota 41 precoci, anche questa misura, come recita il nome, aperta a chi arriva ai 41 anni di versamenti. La quota 41 non ha limiti di età, mentre la quota 103 parte dai 62 anni. Inoltre, la quota 41 è destinata a caregivers, lavori gravosi, invalidi e disoccupati, mentre la quota 103 non ha limiti di platea. Per la quota 41 la carriera deve essere iniziata prima dei 19 anni di età (almeno 12 mesi di contribuzione prima del diciannovesimo compleanno), la quota 103 prescinde da questo vincolo. Ma nel 2023 entra in vigore la nuova versione di opzione donna con le uscite a 60 anni. Infatti anche se si parla di 58 anni come di età minima utile ad opzione donna, non si può non considerare i 60 anni come l’età effettiva della misura.
In pensione a 60 anni nel 2023 con opzione donna? ecco perché
Pensioni anticipate da 60 anni con opzione donna è la dura realtà proveniente dalla manovra finanziaria del governo. Inutile parlare di 58 anni come era una volta. Infatti fino al 31 dicembre appena trascorso, potevano sfruttare opzione donna le lavoratrici che al 31 dicembre 2021 avevano maturato 58 anni di età (le lavoratrici autonome 59 anni) e 35 anni di contributi. Nel 2023 potranno accedere ad opzione donna quelle che hanno maturato 60 anni di età entro il 31 dicembre 2022, sempre con 35 anni di contributi, ma solo se invalide, caregivers, disoccupate o alle prese con datori di lavoro con procedure di crisi aziendale. Poi ci sono degli sconti. Per esempio, con 58 anni di età potrebbero uscire le lavoratrici che rientrano in quelle 4 categorie, se hanno avuto due o più figli. Oppure se sono disoccupate o alle prese con crisi aziendali. A 59 anni invece potrebbero lasciare il lavoro quante hanno avuto un solo figlio.
A 63 anni di età ancora l’Ape sociale
Pensioni anticipate da 60 anni di età che arrivano a 63 anni grazie alla proroga dell’Ape sociale. La misura resta identica alla precedente. Una proroga al 100% quindi, senza correttivi. Potranno lasciare il lavoro quanti hanno completato 63 anni di età almeno. E basteranno sempre 30 anni di versamenti a disoccupati, invalidi e caregivers. Ne serviranno 36 per i lavori gravosi, ad esclusione tra gli altri degli edili o dei ceramisti ai quali ne basterebbero 32. A 64 anni di età bastano invece 20 anni di versamenti per i contributivi puri. Soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e che riescono a raggiungere l’importo soglia della pensione pari o superiore a 2,8 volte l’ammontare dell’assegno sociale vigente. A 61 anni gli uomini o a 56 anni le donne, con 12 mesi di finestra e 20 anni di contributi, escono quanti hanno una invalidità pensionabile o specifica di almeno l’80%.