Riforma delle pensioni si oppure no, o ancora, proroga delle misure pensionistiche in scadenza a dicembre oppure nulla da fare. Sono i maggiori dubbi cui sono esposti i lavoratori che pensano alla loro quiescenza nel 2024. Perché le certezze oggi mancano, e tra incontri governo-sindacati, ipotesi, proposte e ragionamenti, molti sono i dubbi che andrebbero risolti. Oggi però apriamo un particolare focus su ciò che nel 2024 i lavoratori potranno trovare per la loro pensione. Approfondendo una per una le varie proposte sul tavolo a partire dalle proroghe delle vecchie misure.
APE sociale
L’APE sociale scade nel 2023, esattamente il 31 dicembre prossimo. Ma nel 2024 potrebbe essere prorogata. E si uscirebbe dal lavoro a 63 anni di età con 30 anni di contributi ma solo come invalidi, caregivers e disoccupati. E con 36 anni di contributi a 63 anni di età uscirebbero i lavori gravosi, con il solito sconto a 32 anni di contributi per edili e ceramisti.
Opzione donna
Anche opzione donna scade il 31 dicembre 2023. Ed anche per questa misura si parla di proroga. Nel 2024 potrebbero lasciare il lavoro quante raggiungono i requisiti entro la fine del 2023, come oggi accade a chi ha completato i requisiti entro il 2022. La misura però dovrebbe essere corretta rispetto ad oggi. Le uscite a 60 anni con 35 anni di contributi versati riguardano invalide, caregivers, licenziate o assunte in aziende con crisi avviate. Ma chi lavora in aziende barcollanti, o chi è stata licenziata, possono anticipare le uscite a 58 anni, così come invalide e caregivers che hanno avuto due o più figli (con un solo figlio uscite a 59 anni). Probabile si arrivi ad una uscita per tutte a 60 anni o a 63 anni aprendo la strada all’APE rosa al posto di opzione donna.
Quota 103
Come le due precedenti misure, anche la quota 103 dovrebbe essere confermata nonostante la data di scadenza dica 31 dicembre 2023. E anche nel 2024 probabili le uscite garantite a chi compie almeno 62 anni di età ed ha maturato 41 anni di contributi.
Quota 96
Una delle novità delle ultime giornate è il ritorno a parlare di quota 96. La pensione di anzianità con limite di età fissato a 60 anni e con 35 anni di contributi, ma completando la quota 96, potrebbe tornare in pista. Difficile dare certezze oggi, ma il solo fatto che se ne parli, è importante. Magari potrebbe essere ritoccata l’età minima di uscita che arriverebbe a 61 anni, ma sarebbe una valida opportunità di anticipare la quiescenza nel 2024.
Quota 41 per tutti
Se la riforma vedrà i natali, senza dubbio quota 41 per tutti è la misura che maggiormente interessa. Perché se ne parla da anni e in maggioranza ci sono schieramenti che l’anno assunta ad autentico cavallo di battaglia. Con questa misura uscirebbero dal lavoro semplicemente tutti quelli che completano i 41 anni di contributi, senza alcun limite di età. Una specie di nuova ed autentica pensione di anzianità o pensione anticipata per tutti.
Flessibilità pensione a 62 anni, basteranno 20 anni di contributi?
Infine, se la riforma partirà dalla flessibilità, allora ecco che aumentano le chance di vedere nascere una pensione flessibile per tutti, dai 62 anni di età. E con solo 20 anni di contributi versati. Perché i sindacati da anni spingono verso questa soluzione, che lascerebbe al pensionato la facoltà di scegliere l’età di uscita una volta raggiunta la contribuzione minima prevista per la pensione di vecchiaia ordinaria.