Per andare in pensione per forza di cose bisogna arrivare a 67 anni di età? La risposta non può che essere negativa. Perché anche se è vero che 67 anni di età è il limite utile per le pensioni di vecchiaia ordinarie, va detto che ci sono talmente tante variabili in materia di pensionamento, che uscire prima dal lavoro è tutto tranne che una cosa difficile. Sono davvero molte le misure che consentono di accedere alla quiescenza in anticipo rispetto ai 67 anni. Ecco un quadro dettagliato delle varie opportunità.
Pensioni anticipate, ecco tutte le possibilità, anche quelle che nessuno conosce
La pensione anticipata ordinaria, così si chiama la principale misura che consente di andare a riposo senza limiti di età. Basta solo centrare la giusta carriera contributiva, con tutte le regole previste e tutto è fatto. Nel dettaglio è necessario rispettare le seguenti condizioni:
- 42,10 anni di contributi per i lavoratori dipendenti ed autonomi;
- 41,10 anni di contributi per le lavoratrici dipendenti ed autonome;
- 35 anni di contributi effettivi da lavoro.
Non ha limiti di età nemmeno la quota 41 per i precoci. La misura rispetto alla pensione anticipata ordinaria prevede una soglia contributiva più bassa. I requisiti utili sono:
- 41 anni di contributi;
- 35 anni di contributi effettivi da lavoro;
- almeno un anno versato prima dei 19 anni di età.
- rientrare tra gli addetti ai lavori gravosi, i disoccupati, gli invalidi e i caregiver.
L’invalido deve avere il 74% almeno di disabilità certificata. Il disoccupato deve aver terminato di prendere la Naspi da almeno 3 mesi mentre il caregivers deve essere convivente con il disabile da assistere da non meno sei mesi. Infine gli addetti ai lavori gravosi devono rientrare in una delle 15 categorie previste e aver svolto questi lavori per 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per 6 degli ultimi 7 anni.
Le 15 categorie di attività lavorativa che danno diritto alla quota 41 precoci sono:
- camionisti;
- personale ferroviario viaggiante compresi i macchinisti;
- gruisti;
- infermieri ed ostetriche delle sale operatorie o delle sale parto;
- maestri di asilo nido e scuola dell’infanzia;
- conciatori di pelli;
- addetti ai servizi di pulizia;
- facchini;
- edili;
- addetti alla separazione e alla raccolta dei rifiuti;
- addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
- marittimi;
- pescatori;
- agricoli;
- siderurgici.
In anticipo, ma solo a partire da una determinata età
I 41 anni di contributi possono essere utili anche per la quota 103. La misura è aperta a tutti i lavoratori e non i vincoli di categoria previsti per esempio per la quota 41 precoci. Per entrare in pensione con la quota 103 bisogna arriva a:
- 41 anni di contributi;
- 35 anni di contributi al netto di quelli figurativi per disoccupazione e malattia;
- 62 anni di età.
Tutte e 4 le categorie prima citate per la quota 41 possono andare in pensione pure con l’APE sociale. Ma in questo caso serve raggiungere tutti i seguenti requisiti:
- 63,5 anni di età;
- minimo 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi e caregivers;
- minimo 36 anni per gli addetti ai lavori gravosi.
Un’altra misura che consente il pensionamento anticipato, ma con meno anni di contributi è la pensione anticipata contributiva. Ma si tratta di una misura che è destinata solo a determinati contribuenti. Che non hanno versamenti in epoca retributiva. La misura si centra con:
- 64 anni di età;
- 20 anni di contributi;
- assenza di contributi a qualsiasi titolo prima del 1996.
Va detto che oltre ai requisiti prima descritti, la pensione anticipata contributiva prevede un determinato importo soglia della pensione. Nel dettaglio:
- prestazione almeno pari a 2,6 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto almeno 2 figli;
- 2,8 volte l’assegno sociale per le donne che hanno avuto un solo figlio;
- 3 volte l’assegno sociale per uomini o donne senza figli.
Da opzione donna agli usuranti, ecco le altre prestazioni anticipate
Evidente che le donne hanno un determinato vantaggio per le pensioni anticipate contributive in presenza di figli. O per le pensioni anticipate ordinarie dove hanno necessità di raccogliere un anno in meno di versamenti rispetto agli uomini. Ma sempre per le lavoratrici c’è anche la pensione con opzione donna. Per la quale è necessario arrivare almeno a:
- 61 anni di età;
- 60 anni di età con un figlio avuto;
- 59 anni di età con due o più figli avuti.
- 35 anni di contributi.
I due requisiti prima citati devono essere completati entro la fine dell’anno precedente. E le lavoratrici che rientrano in questa misura sono:
- invalide con minimo il 74% di disabilità certificata;
- caregivers che convivono da almeno 6 mesi con un parente invalido;
- licenziate o addette di aziende con tavoli di crisi aperti al Ministero del Made in Italy.
Per le donne c’è una misura che le distingue dagli uomini e che permette di lasciare il lavoro 11 anni prima rispetto ai requisiti ordinari. La misura si chiama pensione anticipata con invalidità pensionabile. Parliamo della riduzione della capacità lavorativa per il lavoro che il contribuente svolge normalmente. Servono:
- 61 anni di età per gli uomini;
- 56 anni di età per le donne;
- invalidità specifica almeno all’80%;
- 20 anni di contributi versati.
Svolgere un lavoro pesante consente di uscire dal lavoro con la quota 41 o con l’Ape sociale. Ma queste misure trattano di lavoro gravoso. Per il lavoro usurante invece c’è una misura ad hoc che si centra con:
- 61,7 anni di età;
- 35 anni di contributi versati;
- quota 97,6 completata.
Hanno diritto a questa misura i seguenti contribuenti:
- addetti ai lavori usuranti;
- notturni;
- operai della linea a catena;
- conducenti di veicoli per il servizio di trasporto pubblico.
I lavori usuranti in senso stretto che danno diritto al relativo scivolo sono:
- lavoratori di galleria, cava miniera;
- addetti al lavoro in cassoni ad aria compressa;
- palombari;
- lavoratori degli altiforni ed esposti a temperatura elevata;
- lavoratori del vetro cavo;
- addetti al lavoro in spazi ristretti e angusti;
- addetti alla bonifica dell’amianto.
Non sarà un anticipo cospicuo perché si parla di soli 5 mesi, però anche questo è un vantaggio che riguarda tanto i lavori usuranti che i gravosi. Parliamo della pensione di vecchiaia che per loro nel 2019 non è stata adeguata all’aumento della vita media della popolazione. Infatti la pensione di vecchiaia per chi svolge uno dei lavori gravosi o usuranti prima descritti si centra con almeno:
- 66,7 anni di età;
- 30 anni di contributi al netto di quelli figurativi.