Dall’INPS la pensione anticipata 2025 ai disoccupati, novità e regole Dall’INPS la pensione anticipata 2025 ai disoccupati, novità e regole

Pensioni anticipate ma non più alte di un certo importo, ecco tutti i limiti imposti dall’INPS

Pensioni anticipate ok e vantaggi evidenti come età, ma come importi non possono essere più alte di tot.

Un lavoratore che può andare in pensione in anticipo deve sapere che spesso non potrà prendere un trattamento più alto di un certo importo. Sono tantissime le misure di pensionamento che, di fronte ad un netto vantaggio come anticipo, prevedono un tetto massimo alla pensione che un contribuente può arrivare a percepire. In casi di questo genere in pratica, un pensionato a prescindere da ciò che ha versato, deve accettare di prendere un determinato importo massimo della prestazione. Un autentico disincentivo a sfruttare misure di pensionamento anticipato, questo è ciò che è questo limite. Un taglio di assegno che grazie al cielo è temporaneo. Ma si tratta pur sempre di una penalizzazione.

Pensioni anticipate ma non più alte di un certo importo, ecco tutti i limiti imposti dall’INPS

Che un lavoratore abbia versato o meno molti anni di contributi, oppure a prescindere che questi contributi siano elevati o meno, la pensione non deve superare un determinato importo. Questo è ciò che la legge prevede per alcune misure pensionistiche. Parliamo per esempio della quota 103. Ma nel 2024 anche l’Ape sociale è diventata così.
Come è evidente, si tratta di misure di pensionamento anticipato, ma per fruirne ai pensionati è fatto obbligo sottostare a questa forte limitazione. Che però dura fino al raggiungimento dell’età pensionabile. In pratica, un taglio di assegno che dura l’esatto periodo temporale dell’anticipo goduto.

APE sociale e limiti di importo

Partiamo dall’Ape sociale. L’anticipo pensionistico con questa misura riguarda le seguenti 4 categorie di lavoratori:

  • caregivers;
  • addetti ai lavori gravosi;
  • invalidi;
  • disoccupati.

La prestazione consente un anticipo a partire dai 63,5 anni di età con 30 anni di contributi per invalidi, disoccupati e caregivers. Mentre servono 36 anni per i lavori gravosi. Per andare in pensione con l’Ape sociale, il disoccupato deve aver terminato di percepire tutta la Naspi spettante. Il caregivers invece deve risultare convivente con il parente stretto disabile grave da non meno di sei mesi. L’invalido invece deve avere almeno il 74% di invalidità certificata. Infine gli addetti ai lavori gravosi devono svolgere una di queste attività da almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera o da 6 degli ultimi 7 anni. La pensione percepita con l’Ape sociale però non può superare i 1.500 euro al mese. E come detto a prescindere da contributi versati e importanza di questi contributi.

Pure la pensione con quota 103 ha dei limiti di importo

Fino ai 67 anni di età, quando l’Ape decade, gli interessati non potranno prendere un trattamento più alto di questo importo. Infatti a 67 anni devono presentare la domanda di pensione di vecchiaia. E l’assegno verrà calcolato normalmente e senza tagli. Stessa medesima sorte per chi sceglie di andare in pensione con la quota 103. In questo caso, a partire dai 62 anni e con 41 anni di contributi. Con la quota 103 la pensione non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS. Significa una pensione non più alta di 2.395 euro circa al mese. E fino al raggiungimento dei 67 anni di età.