Ecco le varie penalizzazioni a cui va incontro il pensionato che esce in anticipo. Ecco le varie penalizzazioni a cui va incontro il pensionato che esce in anticipo.

Pensioni anticipate ok nel 2025 a da 59 a 64 anni, ma quanto costa uscire prima?

Ecco le varie penalizzazioni a cui va incontro il pensionato che esce in anticipo.

Andare in pensione prima significa sfruttare le tante misure di pensionamento anticipato previste dalla normativa vigente.
Uscire in anticipo in Italia non è mai esente da penalizzazioni e da tagli di assegno. Infatti chi esce dal lavoro a 67 anni di età è colui che effettivamente rischia meno di prendere penalizzazioni o tagli di assegno. Perché la pensione di vecchiaia ordinaria è una misura priva di penalizzazioni. Al contrario chi sfrutta una qualsiasi misura di pensionamento anticipato presente oggi nel nostro sistema, corre il rischio di ricevere un trattamento inferiore a quello a cui avrebbe potuto aspirare non sfruttando l’anticipo ed aspettando l’età pensionabile. Molte misure molto diffuse e molto sfruttate dai lavoratori infatti sono ricche di tagli e penalizzazioni. E adesso vedremo quali sono e quali sono quelle che finiscono per incidere sulla prestazione per tutto il resto della vita del lavoratore.

Pensioni anticipate ok nel 2025 a da 59 a 64 anni, ma quanto costa uscire prima?

Pensioni anticipate 2025: ecco misura per misura tutte le penalizzazioni che subisce il pensionato
A dire il vero uscire in anticipo è sempre penalizzante perché di fatto significa stoppare i versamenti di contributi che la prosecuzione dell’attività lavorativa prevede. Ma anche godere di un coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione che sicuramente è tanto più penalizzante quando più giovane è l’età di uscita dal mondo del lavoro. Ma poi ci sono misure ricche di tagli e penalità nella loro struttura normativa.
Una misura molto sfruttata negli anni e che permette di essere accompagnati alla pensione di vecchiaia si chiama Ape sociale. Ape è acronimo di Anticipo pensionistico ed è quella misura che anche nel 2025 potranno sfruttare quanti raggiungono almeno 63 anni e 5 mesi di età ed almeno 30 o 36 anni di contributi versati. Uscire con questa misura però è penalizzante anche se si tratta di penalizzazioni che scadono a 67 anni di età. Quando l’Ape sociale decade e il diretto interessato deve comunque andare a richiedere la pensione di vecchiaia.

Ecco le penalizzazioni a termine e quelle definitive sulle pensioni anticipate

L’Ape sociale non prevede tredicesima, non prevede maggiorazioni, non può superare 1.500 euro al mese, non è reversibile e non è indicizzato al tasso di inflazione. E come se non bastasse, chi esce dal lavoro con l’Ape sociale non deve svolgere alcuna attività lavorativa se si esclude quella da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo.

Le pensioni a calcolo contributivo penalizzano sempre, eccole
Un’altra misura altamente penalizzante è la quota 103. Anche questa misura sarà fruibile pure nel 2025. Potranno sfruttarla quanti raggiungono almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi versati.

Anche in questo caso parliamo di prestazione molto penalizzante poiché non può superare come importo quattro volte il trattamento minimo dell’INPS. Questo limite sparisce a 67 anni di età.

Ciò che invece non sparisce e resta a carico del pensionato per sempre è il calcolo con il sistema contributivo. Che soprattutto per chi ha già 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, è una pesante penalizzazione. Anche per la quota 103 vige il divieto di cumulo del reddito da pensione con i redditi da lavoro.

Opzione donna altra misura altamente penalizzante

E pure a calcolo contributivo è opzione donna, altra misura che per chi al 31 dicembre 1995 ha almeno 18 anni di versamenti, rappresenta un autentico salasso che rischia di far perdere oltre il 30% di pensione. Uscire dal lavoro a 59 per le donne potrebbe essere favorevole quindi, ma altamente penalizzante.