Nel 2024 sono due le misure che consentono di andare in pensione prima a chi ha perso involontariamente il proprio posto di lavoro. Infatti sia con la quota 41 per i precoci che con l’Ape sociale chi ha terminato di percepire la Naspi può accedere alla pensione in anticipo. Due misure però completamente diverse, che anche in riferimento alla Naspi hanno dei requisiti differenti.
Pensione 2024 per i disoccupati
Prima di tutto, per entrambe le misure serve che la perdita del lavoro sia stata involontaria. Una logica conseguenza al fatto che sia la quota 41 per i precoci che l’Ape sociale prevedono che gli interessati abbiano terminato di percepire interamente tutta la prestazione di disoccupazione spettante. Quindi, chi ha perso il lavoro per dimissioni volontarie (salvo che per giusta causa), non potrà percepire la Naspi e di conseguenza non entrerà nel perimetro dell’Ape sociale o di quota 41 per i precoci.
Ape sociale 2024 per disoccupati
Con l’Ape social 2024 andranno in pensione i disoccupati non appena hanno terminato l’ultimo mese di Naspi spettante che come tutti sanno può durare massimo 24 mesi. Al termine della fruizione dell’ultimo mese di Naspi gli interessati potranno accedere alla pensione grazie all’Ape sociale. Bastano 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi versati. La misura però è ricca di imitazioni. Infatti non può superare 1500 euro al mese e gli importi percepiti non vengono indicizzati al tasso di inflazione per tutta la durata dell’indennità. Infatti l’Ape sociale è una specie di ammortizzatore sociale che accompagna il pensionato fino a 67 anni, quando quest’ultimo deve presentare domanda di pensione di vecchiaia perché l’Ape decade.
Quota 41 per i disoccupati
Altre limitazioni dell’Ape sociale sono il divieto di cumulo con redditi da lavoro diversi dal lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Chi esce dal lavoro con questa misura non porrà lavorare salvo nel caso del lavoro autonomo occasionale fino a quel limite di importo prima citato. L’Ape sociale non è reversibile e non prevede né assegni familiari e nemmeno maggiorazioni e tredicesima mensilità. Per la quota 41 per i precoci non ci sono questi vincoli. La pensione infatti non ha limiti di importo e si percepisce al raggiungimento di 41 anni di contributi versati. Nessun limite di età per la prestazione ma almeno un anno di contributi devono essere stati completati anche discontinuamente prima del raggiungimento dei 19 anni di età. Inoltre 35 anni di contributi devono essere effettivi da lavoro e quindi al netto dei contributi della malattia o disoccupazione.