Alla luce dei pesanti requisiti che il sistema previdenziale prevede dal punto di vista pensionistico e nonostante l’ultimo rapporto dell’INPS che dice il contrario, ci sono lavoratori che per qualche settimana, mese o anno di contributi mancanti non riescono a completare i requisiti utili per una pensione. Non c’è una misura previdenziale che non espone i lavoratori a questo rischio. Ogni strumento di pensionamento ha dei requisiti contributivi da raggiungere. Perché l’età anagrafica conta quasi sempre (il quasi è per la quota 41 e per le pensioni anticipate ordinarie, misure senza limiti anagrafici), ma i contributi ancora di più. E per chi non li completa, c’è poco da fare.
Senza i giusti contributi versati, la pensione non può essere centrata, che sia quella di vecchiaia piuttosto che l’anticipata o qualsiasi altra misura in deroga come lo sono opzione donna, la quota 103 o l’Ape sociale. Per completare la contribuzione le vie ci sono.
Continuare a lavorare e versare è una soluzione. Oppure riscattare percorsi di studio universitario per esempio o sfruttare altri riscatti. Ma c’è anche la possibilità di far valere di più dei contributi che sono stati già versati.
Pensioni anticipate: precoci e invalidi, dallo Stato 5 anni di contributi in regalo ma serve la domanda
Alcune regole del nostro sistema pensionistico permettono di considerare 1,5 volte un anno di contributi, oppure 1,2 volte. Ma solo per il diritto alla pensione e non al calcolo del trattamento. Per esempio, c’è un incremento di 2 mesi per ogni anno di contributi versati e fino a massimo 5 anni con la maggiorazione contributiva che riguarda chi è stato certificato invalido almeno al 74% da parte della commissione medica delle ASL.
La maggiorazione contributiva per gli invalidi vale sui periodi di lavoro svolti dopo il riconoscimento di un’invalidità pari o superiore al 74%. Quindi, 12 mesi di lavoro dopo il riconoscimento della disabilità valgono 14 mesi. E di anno in anno e di periodo in periodo si possono maturare così ben 5 anni di contributi in più utili a raggiungere quelle soglie prima citate.
Lavorare da minorenni ha i suoi vantaggi, eccoli
Ancora meglio, anche se difficilmente si può godere di un incremento di molti anni di contributi è un’altra maggiorazione, cioè quella per i precoci. Chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età e quindi sotto la maggiore età può far valere 1,5 volte ogni anno di versamento.
La maggiorazione riguarda però solo i soggetti che hanno il primo accredito dopo il 1995. Chi ha lavorato solo 6 mesi prima dei 18 anni, matura 9 mesi di contributi, mentre chi ha svolto due anni pieni di lavoro prima dei 18 anni può far valere 3 anni di contributi. Ripetiamo, contributi validi solo per il diritto alla pensione e non per l’importo.
Per esempio, chi a 67 anni esce con 19 anni di contributi arrivando a 20 anni grazie alla maggiorazione per i precoci, avrà il trattamento desiderato anche senza i 20 anni di lavoro effettivamente svolti. Ma la sua pensione sarà calcolata su 19 anni.
Per godere di queste due maggiorazioni bisogna indicare in sede di presentazione della domanda di pensione, barrando le caselle previste dal formulario telematico di ciascuna misura previdenziale. Sarà poi l’INPS a verificare la veridicità del fatto che l’interessato ha diritto alla maggiorazione per invalidi o a quella per i precoci, in base alla richiesta dell’interessato.