Chi ha perso il lavoro ed è nato fino al 1961 potrebbe andare in pensione subito. Sfruttando alcune misure che effettivamente permettono il pensionamento a chi si trova senza più un lavoro. Ma solo se la perdita del lavoro ha dato diritto al lavoratore di percepire la Naspi. L’indennità per disoccupati involontari INPS infatti è un fattore determinante per poter andare in pensione.
Ma quali sono le misure che consentono di andare in pensione dopo aver perso il lavoro. Ecco la guida dettagliata alle possibilità che diventano una valida soluzione post disoccupazione, soprattutto per chi è nato fino al 1961 e può andare in pensione anche adesso.
Pensioni anticipate per chi ha perso il lavoro e per i nati fino al 1961 subito
Ci sono delle pensioni anticipate per chi ha perso il lavoro, che sono piuttosto facili da sfruttare. Altre invece prevedono delle lunghe carriere lavorative da completare. E come detto la via del pensionamento per chi oggi ha almeno 63 anni di età perché è nato nel 1961 o prima, è più facile. Andare in pensione dopo aver perso il lavoro si può fare innanzi tutto con la quota 41 per i lavoratori precoci. Ma i disoccupati sono una categoria che rientra pure nell’APE sociale. In entrambi i casi infatti, dopo il periodo di beneficio dell’indennità di disoccupazione INPS, gli interessati possono passare a prendere una delle loro due misure di pensionamento.
Per la quota 41 serve che dall’ultima Naspi percepita, passino almeno 3 mesi prima di poter presentare la pensione. Per l’APE sociale invece no, perché la domanda di pensione può partire subito dopo l’ultimo mese di fruizione della Naspi.
Disoccupati, tra NASPI, APE sociale e quota 41 per i precoci
Sia l’APE sociale che la quota 41 per i precoci, sono misure che hanno nei disoccupati involontari una delle categorie a cui si applicano. Involontari significa che la perdita del lavoro deve essere sopraggiunta per licenziamento individuale, licenziamento collettivo, licenziamento disciplinare, scadenza del contratto a termine, ma non per dimissioni (valide solo le dimissioni volontarie per giusta causa). Il fatto che bisogna aver ultimato di prendere la Naspi per prendere sia la quota 41 che l’APe sociale, dimostra come la perdita involontaria del lavoro sia necessaria. Perché la Naspi si prende solo se il lavoratore non ha lasciato volontariamente il lavoro.
La quota 41 è la misura che permette ad un lavoratore disoccupato, dopo la Naspi, di andare in pensione. A prescindere dall’età ma con 41 anni di contributi versati. Di questi, almeno 12 mesi devono essere stati completati prima dei 19 anni di età. Anche senza continuità, cioè frutto di più spezzoni di contribuzione antecedenti i 19 anni. Inoltre, almeno 35 anni devono essere completi senza considerare i contributi figurativi per disoccupazione o malattia, perché è valida solo la contribuzione effettiva da lavoro. Per l’APE sociale invece, oltre ad un certo numero di anni di contributi, serve anche raggiungere una determinata età. Che per la misura conosciuta anche come Anticipo pensionistico sociale è fissata a 63 anni e 5 mesi. In quanto disoccupati gli interessati all’APE sociale devono raggiungere anche una carriera minima di 30 anni di contributi e non 41.