Andare in pensione nel 2023 è possibile. C’è ancora una volta l’Ape sociale, e per un altro anno. Misura fruibile grazie alla sopraggiunta proroga e con i medesimi requisiti. E poi, ancora opzione donna, la quota 103. Denominatore comune per tutte queste misure, l’elevato numero di contributi versati. Ne servono abbondantemente più di 30 in tutte queste forme di pensionamento anticipato ed alternativo alle pensioni di vecchiaia ordinarie. Stesso discorso per le anticipate ordinarie o per le pensioni con la quota 41 precoci. Ma c’è anche la pensione 2023 da 20 a 30 anni di contributi.
Pensione 2023 con 20 o 30 anni di contributi, ecco come
Con solo 20 anni di contributi nel 2023 si può uscire dal lavoro come logica vuole con la pensione di vecchiaia ordinaria. Basta raggiungere i 67 anni di età ed aver maturato appunto i 20 anni di contributi. Ma con 20 anni di contributi, purché riconosciuti invalidi dall’80% in su, c’è anche la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. Che per le donne può essere percepita già a 56 anni di età e per gli uomini a 61. Invalidità pensionabile e non invalidità civile, perché deve essere l’INPS con la sua commissione medica a certificare questa disabilità specifica per ruolo, mansione e lavoro svolto dal diretto interessato.
Per i gravosi diverse possibilità
L’Ape sociale per i lavoratori alle prese con mansioni gravose non si prende se non si completano 36 anni di contributi versati (32 per edili o ceramisti). Ma con 30 anni possono godere dell’anticipo pensionistico sociale nel 2023 anche i disoccupati, gli invalidi e i caregivers. Per i lavori gravosi però, con 30 anni di contribuzione c’è una variabile poco nota che favorisce, anche se solo di qualche mese, la quiescenza. Infatti chi svolge una attività di lavoro gravoso ha diritto alla pensione di vecchiaia ordinaria a 66 anni e 7 mesi di età e non a 67 anni.
La pensione contributiva? ecco quando sono sufficienti 20 anni di contributi
Un’altra misura favorevole per le uscite è la pensione anticipata contributiva. Bastano infatti 20 anni di contributi e una carriera che ha generato a 64 anni di età una pensione pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Significa superare 1.409 euro di pensione al mese, dal momento che l’assegno sociale indicizzato quest’anno è pari a 503,27 euro.