Pensioni da restituire all’INPS per via del reddito dopo aver venduto casa o terreni, l’Istituto sbaglia Pensioni da restituire all’INPS per via del reddito dopo aver venduto casa o terreni, l’Istituto sbaglia

Pensioni da restituire all’INPS per via del reddito dopo aver venduto casa o terreni, l’Istituto sbaglia

Pensioni da restituire all’INPS sono una costante, ma se per via del reddito dopo aver venduto casa o terreni, l’INPS non può chiedere nulla.

Sovente ci sono pensionati a cui l’INPS chiede la restituzione della pensione o dell’Assegno Sociale per via dei redditi del pensionato e del coniuge. Perché diverse prestazioni dell’INPS sono collegate tutte o in parte ai redditi.
Parliamo dell’Assegno sociale per esempio, che si può percepire solo se il reddito del titolare è inferiore all’importo dell’Assegno Sociale stesso o inferiore al doppio se c’è pure il coniuge. Ma parliamo anche delle maggiorazioni sociali e dell’integrazione al trattamento minimo, o della quattordicesima. Ogni anno l’INPS pretende le comunicazioni reddituali, siano esse quelle delle dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate che quelle del modello RED. Al variare dei redditi ogni anno l’INPS può ricalcolare la prestazione, riducendola. Oppure la sospende del tutto. E alcune volte l’INPS chiede soldi indietro se nei periodi precedenti sono state prese somme indebite. E se un titolare di un trattamento di questo genere, che apre a problematiche di questo genere, vende una casa, oppure un terreno, rischia di ritrovarsi con un trattamento a rischio o con somme da restituire?

Pensioni da restituire all’INPS per via del reddito dopo aver venduto casa o terreni, l’Istituto sbaglia

L’INPS chiede soldi indietro al pensionato. Vuoi perché non ha comunicato i redditi tramite le campagne del modello RED. Oppure perché nel comunicare i redditi la situazione del contribuente è cambiata a tal punto da finire fuori dal perimetro della fruizione di queste prestazioni. Sugli immobili, su case e terreni la materia diventa spigolosa. In primo luogo perché bisogna vedere da dove emerge il reddito aggiuntivo del pensionato o del titolare dell’Assegno Sociale. Se per esempio una casa di proprietà di questo pensionato, che a livello di reddito e di rendita catastale incide minimamente, è concessa in affitto ad un inquilino, il canone di affitto genera reddito. E questo andrà necessariamente ad incidere sul diritto ad una misura o sul calcolo della stessa. Diverso invece il caso della vendita. Perché anche se a volte l’INPS erroneamente considera la vendita di un immobile come una sorta di introito che mina il diritto a queste somme aggiuntive dall’INPS, la Giurisprudenza non è dello stesso avviso.

I redditi incidono su Assegno Sociale e trattamenti, ma quali redditi?

Tra i presupposti che consentono ad un contribuente di prendere l’assegno sociale, le integrazioni e le maggiorazioni sulla loro pensione, c’è sicuramente la situazione reddituale. Secondo l’INPS se sale il reddito del pensionato, evidente che debbano essere messe in gioco quelle erogazioni che riguardano chi ha un reddito basso. Su questo pochi dubbi. Ma è sulla definizione di reddito che per esempio alcune sentenze hanno messo il freno all’interpretazione restrittiva dell’INPS.
I giudici per reddito parlano del complesso di beni diretti o di consumo di cui gode un contribuente con periodicità e consumabili. Alla luce di questa definizione usata dalla Giurisprudenza, il ricavato della vendita di un immobile non avendo le caratteristiche prima citate, non incide ai fini del riconoscimento del diritto all’Assegno Sociale o alle maggiorazioni. E non incide sul calcolo delle stesse.

Le vendite ed il loro ricavato e come incidono sulle pensioni INPS

In parole povere, un titolare di assegno sociale da 534 euro al mese se cede casa ad un inquilino e ne ricava 300 euro al mese di reddito, potrebbe, giustamente, ricevere la riduzione dell’Assegno Sociale a 234 euro al mese. Oppure se il canone supera 534 euro al mese, potrebbe ricevere la sospensione intera dell’Assegno Sociale. Se è coniugato, dal momento che raddoppiano le soglie, il margine è più ampio, ma in linea di massima ricevere un canone di affitto essendo un reddito assoggettato ad IRPEF porta ad taglio delle prestazioni collegate al reddito ed erogate dall’INPS. Diverso il caso di una vendita. Se la casa infatti anziché essere ceduta in locazione ad un inquilino viene venduta, il ricavato dalla vendita non può incidere, secondo i dettami della Giurisprudenza, sul diritto alle prestazioni collegate ai redditi.