Durante la carriera di un lavoratore, anche la più breve, quest’ultimo è assoggettato a tutta una serie di obblighi. Certo, ha anche dei diritti durante il lavoro, ma ha anche tanti doveri. Una volta andati in pensione però gli obblighi non scompaiono del tutto. Vivere tranquilli da pensionati a volte non è possibile.
Ecco quindi che sovente ai pensionati arriva una comunicazione INPS con cui l’Istituto non solo sospende una pensione, ma chiede anche soldi indietro. In pratica un pensionato può anche finire con il dover restituire la pensione al mittente, con tutto ciò che comporta se la pensione nel frattempo che è stata percepita, è stata anche spesa.
Dovrà restituire la pensione all’INPS il pensionato che non ha rispettato gli obblighi
Tutto parte dagli obblighi che i pensionati, o almeno molti di essi, sono tenuti a rispettare durante la fruizione della pensione. Soprattutto le pensioni più basse, cioè quelle che possono essere integrate da cifre aggiuntive collegate ai redditi del pensionato, della sua famiglia o ad altre situazioni contingenti, espongono i titolari dei trattamenti al rispetto di questi obblighi.
Per esempio, chi ha una prestazione legata all’invalidità, che comunemente si può prendere solo se non si è ricoverati in strutture a carico del Servizio Sanitario Nazionale (o si prende una indennità per stare a casa ed essere assistito oppure si grava sullo Stato presso strutture a carico SSN), deve comunicare eventuali periodi di ricovero.
Sempre per esempio, chi prende una pensione con le maggiorazioni sociali perché ha redditi bassi, deve provvedere a comunicare periodicamente questi redditi. Perché se variano, variano anche gli importi della pensione.
Errori del pensionato, ma errori anche da parte dell’INPS
Chi commette degli errori, o disattenzioni e finisce con l’omesso o incompleto adempimento rischia seriamente di vedersi sospendere la prestazione. Tutta, se la prestazione intera è collegata ai redditi (esempio, l’Assegno Sociale) oppure in parte se una pensione minima è integrata dalle maggiorazioni (e sono queste ultime che rischiano di essere sospese). Ma corre anche il rischio di dover restituire tutta la pensione percepita in precedenza.
E la restituzione può essere in varie modalità, perché se il titolare del trattamento prende ancora qualcosa dall’INPS, l’Istituto può decidere di passare alla restituzione a rate dell’indebito. Quindi, con trattenute mensili sulle prestazioni successive. Oppure può chiedere al titolare della pensione, la restituzione in unica soluzione di tutto quanto percepito indebitamente e con un bollettino di pagamento.
Non sempre bisogna restituire la pensione all’INPS
Quando questo evento prima citato è addebitabile al pensionato, per carenze nelle comunicazioni obbligatorie siano esse il modello RED o il modello ACC.AS/PS, c’è poco da fare. E se non si risolve tutto prima dell’applicazione di quella che a tutti gli effetti è una sanzione, anche se il pensionato aveva diritto a prendere la prestazione, la sola omissione effettuata porta il pensionato a dover assecondare la richiesta di restituzione della pensione. Non c’è salvezza quindi.
Diverso il caso in cui l’errore sia non riconducibile al pensionato. Se per esempio tutto scaturisce da un errore di calcolo da parte dell’INPS, si può impugnare il procedimento. In modo tale da non dover pagare quanto l’INPS pretende e nel caso, si può richiedere la restituzione delle pensioni tagliate o non erogate per via del provvedimento di sospensione.
Ecco perché non sempre si deve pagare
Infatti è vero che l’INPS può a sua discrezione ricalcolare la pensione di un pensionato in qualsiasi momento. Ma è altrettanto vero che se chiede la restituzione delle somme indebitamente erogate, se l’errore non è addebitabile al pensionato, quest’ultimo può impugnare l’atto. Perché anche se il Codice Civile con l’articolo 2033 stabilisce che chiunque abbia ricevuto un pagamento non dovuto deve restituirlo e con gli interessi, ci sono casi in cui se l’errore non lo ha commesso l’interessato, si può fare ricorso.
Pensioni da restituire all’INPS, quando è obbligatorio pagare e quando no
Tornando agli obblighi del pensionato, occorre ricordare alcune cose. Il trattamento collegato a particolari situazioni reddituali, di salute o di famiglia, che riguardano naturalmente il beneficiario, costringe quest’ultimo, entro il 29 febbraio di ogni anno, a produrre all’INPS il modello RED ed entro il 30 giugno di ogni anno il modello ACC.AS/PS.
Si tratta dei modelli necessari ed utili a fornire all’INPS tutte le informazioni che servono all’ente pagatore per continuare ad erogare la prestazione o per determinare l’ammontare della prestazione.