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Pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni

Perché molti non si rendono conto che con 20 anni di contributi possono arrivare alle pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni

Determinati i 20 anni di contributi versati per poter andare in pensione nel 2023. Infatti se è vero che 67 anni viene considerata l’età anagrafica canonica, è altrettanto vero che i 20 anni di contributi rappresentano la carriera minima da considerare per le pensioni ordinarie o per qualche scivolo. Ma le differenze tra lavoratore e lavoratore sono notevoli anche a parità di contributi versati. E non ci riferiamo solo agli importi delle pensioni da incassare che naturalmente dipendono dal montante contributivo. Ci riferiamo piuttosto alle differenti età di uscita nonostante 20 anni pieni di contributi versati. Le pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni sono quello che il sistema offre.

Pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni

Un lavoratore arrivato ad una certa età vuole andare in pensione. E con onestà intellettuale va detto che questo prescinde dalla carriera lavorativa e dal numero di anni di contributi versati. Ad una certa età si dovrebbe poter andare in pensione anche perché lavorare superata una certa età non è certo la cosa più facile del Mondo. E le pensioni di vecchiaia, intese in senso largo e non solo in collegamento con le pensioni ordinarie, sono quelle che più si avvicinano a questa volontà/necessità dei lavoratori. Naturalmente la via principale resta anche nel 2023 la pensione di vecchiaia ordinaria. Si può andare in pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati. Naturalmente più contributi sono stati versati più alto sarà l’assegno pensionistico percepito. Ma nessuno lo dice che questa facoltà sarà esclusiva di chi ha iniziato a lavorare prima del primo gennaio 1996. Non c’è alternativa a questo. Perché chi ha iniziato a lavorare dopo questa data, non sempre potrà sfruttare questa misura.

Pensioni anche a 64 anni, ma solo a determinate condizioni

Sempre con 20 anni di contributi nel 2023 si può andare in pensione con le anticipate contributive. Prestazioni che somigliano molto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Non fosse altro perché prevedono la stessa carriera contributiva minima fissata a 20 anni. Infatti anche se viene chiamata pensione anticipata contributiva, poco somiglia alla pensione anticipata ordinaria. Per queste ultime la carriera è pari a 42 anni e 10 mesi di contributi (le donne 41 anni e 10 mesi). E da 20 a quasi 43 anni di contributi ne passano oltre 23. Per le anticipate contributive, ai 64 anni di età più 20 anni di contributi, serve una pensione di oltre 1.440 euro al mese, cioè pari o sopra a 2,8 volte l’assegno sociale. Se la pensione raggiunta è più bassa, addio alla pensione anticipata contributiva, nonostante la combinazione 64+20 risulta completata. Questa è la prima differenza che porta alla considerazione che esistono diverse pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni e molti non lo sanno.

Niente anticipata a 64 anni, niente pensioni di vecchiaia a 67 anni e tutto spostato a 71 anni

Ci saranno lavoratori che per via di una carriera iniziata dopo il 1995, non potranno uscire a 64 anni. Naturalmente il motivo non è la data di avvio della carriera, ma l’importo della pensione che nel 2023 non arriverà ai 1.440 euro prima citati. Ma c’è anche chi, non arrivando alla pensione a 772,50 euro non potrà uscire, per lo steso motivo, nemmeno a 67 anni. Parliamo di chi, con carriera iniziata in data successiva al 31 dicembre 1995, non raggiungendo una pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale, non può percepire nemmeno la canonica pensione di vecchiaia. Senza il completamento di tutto questo quadro, la pensione slitta a 71 anni, quando non ci sarà più alcun limite di importo della pensione e quando basteranno pure 5 anni di contributi. Ecco perché bisogna si parla di pensioni di vecchiaia a 64, 67 o 71 anni di età.