Per le pensioni 2025 è stato previsto un incentivo per chi resta in servizio pur avendo raggiunto i requisiti per andare in pensione. Per il prossimo anno l’incentivo dovrebbe riguardare anche chi decide di restare al lavoro dopo il compimento dei 67 anni.
Come avevamo anticipato diverse settimane fa, appariva ormai chiaro quello che era lo scopo dell’esecutivo: rimandare il più possibile la pensione di tutti. E proprio per questo motivo il pacchetto pensioni, quest’anno prevede l’incentivo per il trattenimento in servizio, un bonus Maroni previsto per chi non esce dal mondo del lavoro nel 2025 e decide di lavorare ancora.
Come funziona l’incentivo per chi resta?
L’incentivo riguarda coloro che entro il 31 dicembre 2025 raggiungono requisito anagrafico e contributivo per accedere alla pensione quota 103 e decidono di restare al lavoro invece che accedere alla pensione. Questi lavoratori possono (si tratta di una libera scelta) rinunciare all’accredito contributivo dei contributi a loro carico (il 9,19%) e ricevere in busta paga, dal primo mese successivo a quello di raggiungimento dei requisiti in questione, la somma corrispondente alla quota contributiva non versata.
Ovviamente il datore di lavoro continuerà a versare la quota a suo carico di contributi, ma il lavoratore riceverà in busta paga la quota di contributi a suo carico non versati con un aumento della retribuzione netta spettante.
Perché nel 2025 l’incentivo sarà più conveniente?
Fino allo scorso anno il cosiddetto bonus Maroni poteva essere richiesto solo da chi aveva raggiunto i requisiti di pensionamento con la quota 103, ovvero 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Dal 2025 potrà essere riconosciuto anche a chi ritarda la pensione avendo raggiunto i requisiti di accesso alla pensione anticipata ordinaria, ovvero 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. I requisiti di accesso alla pensione vanno raggiunti entro il 31 dicembre 2025 e va sottolineato che il reddito prodotto dall’incentivo è completamente esentasse e non concorre, quindi, alla formazione di reddito imponibile.
Le altre novità della Legge di Bilancio
In ambito pensioni la Legge di Bilancio non ha portato moltissime novità se non la riconferma della quota 103, dell’Ape sociale e dell’opzione donna con gli stessi requisiti in vigore nel 2024.
A parte l’incentivo per chi resta modificato e ampliato, la manovra ha portato solo una novità degna di nota: per le lavoratrici madri lo sconto per accedere alla pensione di vecchiaia si amplia da 12 a 16 mesi in caso di almeno 4 figli e prevede, quindi, l’anticipo rispetto ai 67 anni seguente:
- 66 anni e 8 mesi con un figlio;
- 66 anni e 4 mesi con due figli;
- 66 anni con 3 figli;
- 65 anni e 8 mesi almeno con 4 figli.
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