Mentre il dibattito politico verte su anticipi, rivalutazioni e quote, il simulatore dell’Inps restituisce uscite anche dopo i 70 anni. Forse quello su cui di dovrebbe porre attenzione, quindi, è fare in modo che chi sta lavorando oggi per garantire le pensioni a chi esce, non debba dover trascinarsi al lavoro ben oltre l’età ordinamentale prevista oggi per l’uscita di vecchiaia.
Sicuramente ci si era un po’ adagiati sui 67 anni che, ormai, sono invariati da ben 5 anni e lo resteranno fino alla fine del 2026. Ma non bisogna farci l’abitudine perché la nostra legge previdenziale prevede che l’età pensionabile, proprio dal 2027, aumenti di due mesi ogni biennio.
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Simulare la pensione potrebbe riservare brutti scherzi
Il simulatore dell’Inps, “Pensami” – PENsione A Misura – permette di calcolare quanti anni di lavoro servono ancora prima di poter andare in pensione. Si tratta di una stima molto grossolana, visto che non tiene conto di eventuali forme di anticipo pensionistico, ma facendo qualche simulazione ci si rende conto che nei prossimi anni l’età di accesso alla pensione subirà un’impennata.
La piattaforma è online da un paio di anni e permette, inserendo dati anagrafici e contributivi, di capire quando si potrà andare in pensione tenendo in considerazione le diverse gestioni previdenziali. Nel simulatore si può tenere conto anche di diverse tipologie di maggiorazioni per l’appartenenza del lavoratore a precise tipologie.
I risultati, in ogni caso, non sono affatto incoraggianti. Per chi oggi ha 55 anni e 30 anni di contributi non è possibile lasciare il lavoro, secondo il simulatore, prima dei 67 anni e 9 mesi. Con l’abbassarsi dell’età, poi, le simulazioni peggiorano richiedendo, via via, un’età di accesso più alta.
Per chi ha 50 anni ed ha 25 anni di contributi versati la previsione è quella di lavorare fino a 68 anni e 3 mesi. Se si tratta di una donna con figli, invece, il simulatore offre uno sconto di 4 mesi sull’età per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi.
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A chi non bastano 70 anni per la pensione?
Per chi oggi ha meno di 50 anni sono necessari dai 68 anni e 9 mesi ai 69 anni e qualche mese, ma il discorso si complica ancora di più per i giovani. Per chi è stato assunto da due anni a venti anni, la pensione non arriverà prima dei 70 anni e 4 mesi (ma in questo caso è richiesto di lavorare almeno 50 anni!!!)
Si continua a discutere, quindi, di una pensione con 41 anni di contributi o con 62/63 anni di età, mentre le previsioni reali (effettuate dal’Inps nel suo simulatore) offrono una realtà impietosa che, tra l’altro, dovrà fare i conti con il debito dell’Inps sempre più alto, man mano che passano gli anni. Forse, quindi, invece di permettere ai lavoratori di oggi di andare in pensione a 62 anni, si dovrebbe fare qualcosa per chi in pensione deve andarci tra 15, 20 o 50 e fare in modo che possa farlo a 67 anni senza dover, per forza pagare lo scotto dei pensionamenti anticipati degli anni precedenti.
Anche se a pesare maggiormente sull’aumento dell’età pensionabile è l’aumento dell’aspettativa di vita dei 65enni, e si alza l’età di accesso alla pensione per ridurre, di conseguenza, la durata della pensione. Un tempo, infatti, l’Inps erogava l’assegno mensile per un periodo che in media non superava i 14 anni, oggi la durata della pensione tocca quasi i 23 anni e questo si ripercuote sui futuri pensionamenti.