Pensioni a marzo in ritardo e pure più bassa, ecco perché è così Pensioni a marzo in ritardo e pure più bassa, ecco perché è così

Pensioni, ecco le tre cose da fare entro il 28 febbraio

Ecco cosa fare entro il 28 febbraio 2025 per chi prende trattamenti INPS o per chi deve andare in pensione nel 2025.

Arrivano importanti scadenze per le pensioni 2025. Mancano meno di 15 giorni a tre appuntamenti molto importanti per i contribuenti. Sia per chi in pensione ci deve ancora andare che per chi un trattamento dall’INPS già lo prende. Il 28 febbraio è una data da segnare in rosso sul calendario, ecco tutti i perché.

Pensioni, ecco le tre cose da fare entro il 28 febbraio

Come sempre dopo una legge di Bilancio e dopo la sua entrata in vigore, le novità vanno recepite dagli enti che devono metterle in atto. E naturalmente ci sono situazioni che impongono al contribuente di adeguarsi. Un tipico esempio è quello che succede nel comparto scuola inteso come settore lavorativo della Pubblica Amministrazione. Alcune misure pensionistiche che scadevano il 31 dicembre 2024 sono state prorogate dal governo nella manovra di fine anno. Opzione donna, APe sociale e quota 103 erano misura che finivano la loro sperimentazione nel 2024. Il governo le ha prorogate. Nel comparto scuola coloro che completano i requisiti per andare in pensione l’anno successivo a partire dal mese di settembre (nella scuola i pensionamenti seguono l’avvio dell’anno scolastico e non le regole generali degli altri settori), entro ottobre devono provvedere alla richiesta di cessazione dal servizio sulla piattaforma “Istanze On Line-Polis”. Ma non essendo certe ad ottobre del 2024 le proroghe di queste tre misure, molti non hanno potuto presentare la domanda. Adesso viene riaperta la procedura, e quanti rientrano in quelle tre misure perché completano i requisiti nel 2025, possono entro il 28 febbraio fare la stessa cosa, cioè presentare la domanda di cessazione dal servizio.

Modello RED, perché serve?

Il 28 febbraio invece è la data di scadenza per un adempimento obbligatorio e periodico che alcuni titolari di prestazioni INPS devono espletare. Chi ha una pensione integrata al minimo o su cui gode delle maggiorazioni sociali, o ancora chi prende l’assegno sociale, deve presentare il modello RED. Essendo trattamenti collegati ai redditi, l’interessato entro il 28 febbraio deve presentare la dichiarazione reddituale. In genere sono esonerati quelli che presentano le dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Chi presenta il modello 730 o il modello redditi PF può evitare il modello RED, perché l’INPS recupera i dati direttamente dalle banche dati dell’anagrafe tributaria. Esonero che viene meno comunque anche per loro. Perché se hanno altri redditi che magari non entrano nel 730, devono comunque indicare all’INPS questi redditi. INPS che deve verificare il diritto a quelle prestazioni da parte del contribuente.

Cosa fare entro il 28 febbraio per chi prende prestazioni assistenziali

Sempre il 28 febbraio scade un altro adempimento, stavolta per chi ha prestazioni legate all’invalidità, oppure se prende ancora una volta l’assegno sociale o un’altra prestazione assistenziale. In questo caso parliamo della comunicazione obbligatoria periodica che riguarda la residenza in Italia o il ricovero in altre strutture sanitarie o simili a carico dello Stato. Chi prende una prestazione assistenziale deve essere residente in Italia altrimenti la prestazione viene meno. Infatti si tratta di prestazioni non esportabili all’estero. Di conseguenza la comunicazione obbligatoria entro il 28 febbraio è quella sulla permanenza della residenza in territorio italiano. E se si tratta di invalidi, va comunicato anche se nel periodo di fruizione della prestazione, ci sono stati periodi di ricovero in strutture sanitarie a carico dello Stato. In quel caso infatti il contribuente perde per i mesi di ricovero il diritto alla prestazione. Perché non si può gravare due volte sulle casse statali. Il rischio di chi omette queste comunicazioni, compreso il modello RED del paragrafo precedente, è la perdita del diritto a queste prestazioni, che vengono sospese e poi revocate. Revoca a volte con addebito, perché l’INPS pretende anche la restituzione di quelle somme percepite precedentemente ma indebitamente.