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Pensioni fino a 7 anni in anticipo, ecco misura per misura quelle sfruttabili

Ecco le misure che consentono di anticipare la pensione in base al lavoro svolto.

Andare in pensione prima in base al lavoro svolto è una possibilità che la legge consente. Lavoro gravoso, lavoro usurante, lavoro in aziende con almeno 50 dipendenti in organico, oppure in altre con almeno 15 dipendenti a libro paga e così via dicendo. .Sono alcune condizioni che consentono di uscire prima dal lavoro, con diverse misure e diversi requisiti. Il lavoro che si svolge quindi, diventa fondamentale per poter andare in pensione prima. Perché determinate attività di lavoro offrono vantaggi in termini di uscita.

Pensioni fino a 7 anni in anticipo, ecco misura per misura quelle sfruttabili

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Il sistema pensionistico italiano ha molte regole che è necessario conoscere per evitare di perdere alcune possibilità. Il lavoratore che svolge un lavoro usurante come previsto dal decreto legislativo n° 67/2011, o anche chi svolge un lavoro gravoso come previsto dalla legge di Bilancio del 2018 ha un primo vantaggio relativo all’aspettativa di vita. Infatti fino al 2026 non sono previsti scatti. Significa che la pensione di vecchiaia può essere presa già a 66 anni e 7 mesi di età. L’unica differenza è che non bastano i classici 20 anni di contributi, ma servono 30 anni.

Ape sociale e quota 41 precoci con lavoro gravoso

Per il lavoro gravoso esistono oggi due misure che permettono il pensionamento. C’è la quota 41 per i precoci. Servono 41 anni di contributi, dei quali 35 effettivi da lavoro e almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni di età. Poi c’è l’Ape sociale che per i lavori gravosi prevede almeno 36 anni di contributi versati ed almeno 63 anni di età. Ceramisti, edili invece possono godere del vantaggio della soglia contributiva fissata a 32 anni. Per la quota 41 sono 15 le attività gravose utili alla misura. Le stesse che inizialmente erano previste anche per l’Ape sociale. Per quest’ultima misura con la legge di Bilancio 2022, l’elenco si è esteso a tante altre categorie.

Lavoro usurante ok, ma ci sono anche diversi scivoli aziendali

Per quanti rientrano nel lavoro usurante (anche i notturni, sempre come previsto dal decreto legislativo n° 67 del 2011) l’uscita è più vantaggiosa. Basta arrivare a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi. Contestualmente, la somma di età e contributi, con valide le frazioni di anno, deve arrivare a quota 97,6. Il lavoratore assunto in aziende interessate ad avviare i contratti di espansione, per il turnover, può godere dell’anticipo di pensione a partire dai 62 anni di età o con almeno 37,10 anni di contributi senza limiti anagrafici. Serve un accordo sottoscritto in sede governativa tra azienda e sindacati. In altri termini, quanti si trovano a non più di 5 anni dalla pensione di vecchiaia o da quella anticipata, possono anticipare la pensione prendendo un assegno dall’INPS ma finanziato dall’azienda. Sempre passando da accordi azienda-sindacati, chi si trova a 7 anni dalla pensione e lavora in una azienda con almeno 15 dipendenti in organico può sfruttare l’isopensione già a 60 anni di età. Una misura sempre finanziata dall’azienda ma erogata mensilmente dall’INPS.