Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro

Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro

Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro

Per i prepensionamenti a 62 anni di età o a 37,10 di contributi, il governo ha deciso per la proroga. Lo ha fatto con la bozza del decreto lavoro con cui si fissano alcune novità relative al RDC per esempio, oppure agli sgravo contributivi per chi assume. Ma anche le pensioni sono interessate da questo nuovo atto che verrà discusso nelle prossime giornate in Parlamento. E per i già citati prepensionamenti, proroga in arrivo fino al 2025, come si legge sulle pagine del Giornale.

Pensioni: fino al 2025 bastano 62 anni o 37,10 di contributi, novità DL Lavoro

L’estensione dei prepensionamenti per i lavoratori delle aziende con almeno 50 addetti a libro paga è ormai praticamente certa. La novità è nero su bianco nella bozza del decreto Lavoro. Certo, adesso serve attendere che l’iter del decreto completi la sua procedura, ma il contratto di espansione potrebbe davvero essere confermato oltre la sua scadenza fissata al 31 dicembre 2023. Dopo la recente proroga dell’isopensione, ecco una nuova misura che viene confermata per garantire pensionamenti anticipati ai lavoratori e riduzioni di organico soft per le aziende, senza passare dagli impopolari licenziamenti.

Come funziona il contratto di espansione e cosa c’è nella proroga


Chi matura entro 5 anni i requisiti per andare in pensione con una delle due misure ordinarie ed autentici pilastri del sistema, cioè con la pensione anticipata o con la pensione di vecchiaia, può rientrare nei contratti di espansione. Ma a condizione che l’azienda per cui lavora abbia almeno 50 dipendenti in organico. E soprattutto a condizione che l’azienda in sede ministeriale concluda una intesa coi sindacati. Un accordo che deve avere al suo interno l’intero piano di prepensionamenti, nuove assunzioni e riduzione di orario lavorativo. Le aziende interessate a ridurre il personale e ad avviare il cosiddetto turnover, che consente di rinverdire l’organico, possono attivare il contratto di espansione. E adesso tale opportunità sarà fruibile non più fino al 31 dicembre 2023, ma finoa l 31 dicembre 2025.

Pensioni a 62 anni, ecco come

Con i contratti di espansione un lavoratore potrà ricevere un assegno da parte dell’INPS, calcolato in base alla pensione maturata alla data di uscita, e per tutti gli anni che mancano alla pensione vera e propria. L’azienda copre l’esborso dell’INPS, finanziando i prepensionamenti. Inoltre, per i lavoratori che si trovano a 5 anni dai requisiti delle pensioni anticipate, vengono garantiti dall’azienda, i contributi figurativi per gli anni di anticipo. Perché le aziende dovrebbero pagare per ridurre il personale? i vantaggi del contratto di espansione per le aziende non mancano, perché altrimenti non ci sarebbero aziende che vi opterebbero. Per esempio, i due anni di Naspi che teoricamente spettano ai lavoratori che vengono licenziati, finiscono per diventare fondi a disposizione dell’azienda per contenere una parte di ciò che spenderà per finanziare i contratti di espansione.

Cosa ci guadagna l’azienda

Inoltre, il rapporto nuovi assunti per prepensionati è a vantaggio di questi ultimi. Ogni 3 lavoratori che rientreranno nell’intesa coi pensionati, l’azienda dovrà assumerne uno. Un addetto più giovane e più propenso alle nuove tecnologie. Inoltre un neo assunto costa meno rispetto ad un anziano, vuoi per gli scatti di anzianità che per tutte le altre sfaccettature del rapporto di lavoro.