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Pensioni, Giorgetti blocca gli aumenti. Ecco cosa succederà

Giorgetti annuncia di voler bloccare gli aumenti dell’età pensionabile attesi per il 2027. Cosa accade ora?

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha recentemente dichiarato l’intenzione di “sterilizzare” l’aumento di tre mesi dei requisiti pensionistici previsto per il 2027, legato all’incremento dell’aspettativa di vita.

Attualmente, l’età pensionabile in Italia è fissata a 67 anni. Secondo le proiezioni demografiche dell’Istat, questo requisito dovrebbe aumentare a 67 anni e tre mesi nel 2027 e successivamente a 67 anni e cinque mesi nel 2029.

L’aumento dell’età pensionabile

Giorgetti ha sottolineato che, sebbene questi adeguamenti siano basati su dati statistici, la decisione finale spetta alla politica. Ha quindi indicato alla Ragioneria dello Stato di sospendere l’emissione dei decreti direttoriali necessari per formalizzare tali aumenti, in attesa di una valutazione politica più approfondita.

Questa posizione è stata supportata anche dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon, che ha dichiarato l’impegno del governo a bloccare qualsiasi inasprimento dei requisiti pensionistici, qualora i dati Istat evidenziassero un aumento dell’aspettativa di vita.

Tuttavia, la sterilizzazione di questi aumenti comporterebbe un costo significativo per le finanze pubbliche. Secondo alcune stime, sarebbero necessari circa 4 miliardi di euro per mantenere invariati i requisiti pensionistici, sollevando interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del sistema previdenziale italiano.

Anche se l’intenzione del governo di evitare l’aumento dei requisiti pensionistici dal 2027 per rispondere a preoccupazioni sociali, resta da vedere come verranno affrontate le implicazioni finanziarie di tale decisione.

Perchè è importante evitare l’aumento?

L’aumento dell’età pensionabile è spesso percepito come un aggravio per i lavoratori, soprattutto quelli impiegati in settori fisicamente o mentalmente usuranti.

In molti casi, i lavoratori non sono in grado di sostenere ritmi intensi fino a un’età avanzata. Professioni manuali, turni notturni o lavori che richiedono grande concentrazione e responsabilità (ad esempio, nella sanità) rendono arduo lavorare fino a 67 anni od oltre. Da tenere conto, inoltre, che attualmente alcune categorie di lavoratori hanno accesso a strumenti di prepensionamento o benefici, mentre altre, come i lavoratori autonomi o precari, affrontano condizioni di lavoro meno tutelate.

L’ innalzamento dell’età pensionabile ritarda il turnover nel mercato del lavoro, riducendo le opportunità per i giovani di accedere a posizioni lavorative ancora occupate da chi deve andare in pensione. Favorire il pensionamento anticipato può stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, aumentando il contributo fiscale e previdenziale da parte delle nuove generazioni.

L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita media potrebbe penalizzare alcune fasce della popolazione perchè l’’aspettativa di vita non è uniforme su tutto il territorio nazionale. In alcune regioni, specialmente nel Sud Italia, è inferiore rispetto ad altre aree, rendendo meno giustificato l’innalzamento per questi cittadini.

Inoltre bisogna considerare che i lavoratori con redditi bassi o che vivono in contesti svantaggiati tendono ad avere un’aspettativa di vita più bassa rispetto a quelli che godono di migliori condizioni economiche e sanitarie.

La dichiarazione del Ministro Giorgetti, quindi, ha fondamenta non solo sul piano sociale, ma anche su quello economico, visto che, pur essendo il blocco dell’aumento un costo, avrebbe un riscontro sull’occupazione e sull’economia del Paese.