Pensioni, il numero magico è 7: ecco i 7 strumenti che pochi conoscono per la pensione anticipata Pensioni, il numero magico è 7: ecco i 7 strumenti che pochi conoscono per la pensione anticipata

Pensioni, il numero magico è 7: ecco i 7 strumenti che pochi conoscono per la pensione anticipata

Ecco almeno 7 strumenti che possono aiutare a centrare la pensione anticipata per diverse misure di pensionamento INPS.

Ci sono delle misure e dei provvedimenti che possono essere di aiuto a molti lavoratori per andare in pensione anticipata. Solo che sono provvedimenti che pochi conoscono e quindi pochi usano. per le pensioni il numero magico è 7. Infatti oggi parliamo dei 7 strumenti che pochi conoscono per la pensione anticipata. Perché ci sono strade che consentono davvero di anticipare la quiescenza.

Pensioni, il numero magico è 7: ecco i 7 strumenti che pochi conoscono per la pensione anticipata

Iniziamo con il dire che le soluzioni di cui parleremo non riguardano misure pensionistiche in quanto tali, ma soluzioni che riescono a fare anticipare l’uscita da parte dei lavoratori sfruttando degli strumenti pensionistici molto particolari che non sempre sono noti ai più. Sconti sull’età di uscita, oppure sui contributi da versare. Domande e istanze da presentare all’INPS per favorire il pensionamento e così via dicendo. Ecco una guida dettagliata a questo genere di strane possibilità.

1) La pensione di vecchiaia alla vecchia maniera, bastano 66 anni e 7 mesi

Andare in pensione a 67 anni è la via principale per poter andare in pensione. Infatti questa è l’età pensionabile della pensione di vecchiaia. Ma ci sono soluzioni che permettono di accorciare l’attesa. ovvero senza dover arrivare per forza di cose a 67 anni.
Per esempio, se il lavoro svolto da un contribuente rientra tra i gravosi e gli usuranti, c’è la possibilità di andare in pensione a 66 anni e 7 mesi. Solo che anziché i 20 anni di contributi servono almeno 30 anni. E tutti effettivi da lavoro, senza i figurativi, i volontari o qualsiasi altra contribuzione di diverso genere. Inutile aspettare altri 5 mesi quindi.

2) La cristallizzazione del diritto alla pensione, ancora la cara e vecchia quota 100

Oggi i lavoratori interessati alla pensione per quotisti guardano sostanzialmente in un’unica direzione che è quella di quota 103. Una misura che è vero favorisce l’accesso a 62 anni ma solo a fronte di ben 41 anni di contributi da raggiungere. E se uno non li raggiunge questi requisiti? A prescindere dal fatto che parliamo di una misura contributiva e limitata come importo (calcolo contributivo penalizzante e importo massimo fino a 4 volte il trattamento minimo), possiamo benissimo dire che c’è di meglio. Infatti chi al 31 dicembre 2021 aveva già raggiunto 62 anni di età e 38 anni di contributi, nel 2024 può andare in pensione anche se non ha ancora raggiunto i 41 anni di contributi. Perché può sfruttare la quota 100. Ma lo stesso può fare chi i 41 anni di versamenti li ha raggiunti. Evitare la quota 103 sfruttando il diritto maturato (cristallizzazione) alla quota 100 può tornare utile per andare in pensione meglio dal punto di vista degli importi.

3) La pensione a 64 anni per i nuovi iscritti, ma per alcune donne uscita a 63 anni

La pensione anticipata contributiva è una misura che si rivolge a chi non ha versamenti antecedenti il 1996. Quindi parliamo di nuovi iscritti detti anche contributivi puri. La pensione a 64 anni si centra con solo 20 anni di contributi, ma bisogna raggiungere l’importo soglia della prestazione che è pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale per tutti gli uomini e per le donne che non hanno mai avuto un figlio. Invece per le donne che hanno avuto un figlio l’importo minimo da raggiungere è pari a 2,8 volte l’assegno sociale, mentre per le altre che hanno avuto più figli è pari a 2,6 volte.
Sempre le donne però possono godere di uno sconto che fa scendere anche a 63 anni l’età di uscita. Uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto. E fino a massimo 12 mesi per chi ha avuto almeno 3 figli. In pratica, con tre figli avuti o più, uscita con la pensione anticipata contributiva a 63 anni con 20 anni di contributi.

4) Invalidi e maggiorazione dei contributi, ecco quando i periodi di lavoro valgono di più

Fra i tanti vantaggi che in materia previdenziale possono sfruttare i lavoratori affetti da una determinata invalidità c’è anche quello di un bonus contributivo. Un vantaggio da sfruttare quando è il momento di poter andare in pensione.
Infatti un lavoratore invalido può avere diritto alla maggiorazione contributiva per tutti gli anni di lavoro che ha svolto dopo essere stato riconosciuto invalido in misura non inferiore al 74%. In altri termini ogni anno di contributi che un lavoratore ha versato a partire dalla data in cui la commissione medica invalidi civili ha rilasciato il verbale, può valere due mesi in più. Quindi, 12 mesi di lavoro valgono come 14 mesi di contributi ma solo per il diritto alla pensione e non per il calcolo della pensione. Lo sconto massimo che un lavoratore invalido può sfruttare con questa maggiorazione arriva a 5 anni.

5) La pensione è più facile per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età

Solo per i contributivi puri, cioè per quanti hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995 c’è un’altra concreta possibilità di andare in pensione in maniera più favorevole rispetto agli altri. Infatti gli anni di lavoro che un contribuente ha svolto prima della maggiore età possono valere 1,5 volte. In pratica, due anni di lavoro svolti prima di compiere 18 anni di età valgono come fossero 3 anni. Ed anche in questo caso la maggiorazione serve solo per maturare il diritto alla pensione e non serve per il calcolo dell’importo della prestazione.

6) Ecco come sfruttare ancora oggi la pensione di opzione donna di prima

Dal 2023 una misura che è stata sempre molto favorevole per le lavoratrici e che ha permesso di uscire dal lavoro molto prima a molte di loro, cioè opzione donna, è stata nettamente rivisitata dal governo. A tal punto che oggi sono davvero poche le lavoratrici che possono andare in pensione con questa misura. Infatti rispetto al recente passato l’opzione donna è diventata una misura limitata solo a determinate categorie di lavoratrici che sono le invalide, le caregiver, le licenziate e le lavoratrici assunte da grandi aziende di interesse nazionale con tavoli di crisi avviati al Ministero del made in Italy. Oltretutto la misura è diventata più dura dal punto di vista dei requisiti di accesso perché servono 61 anni di età oppure qualche anno in meno in base ai figli avuti. Chi però entro il 31 dicembre 2021 aveva già maturato 58 anni di età e 35 anni di contributi se dipendente, oppure 59 anni di età e 35 anni di contributi da autonome, può andare in pensione con opzione donna del passato. Senza rientrare in quelle categorie prima citate. Anche in questo caso si chiama di cristallizzazione del diritto alla pensione.

7) La pensione anticipata di un anno, ecco come uscire a 66 anni e non a 67

Quanto detto prima quando abbiamo fatto riferimento alla pensione anticipata contributiva per le donne, che grazie ai figli avuti possono anticipare di un anno l’uscita con quella misura, si può dire anche per le normali pensioni di vecchiaia. Infatti la pensione di vecchiaia che comunemente arriva con 67 anni di età e con 20 anni di contributi versati, può essere anticipata anche di un anno. Quindi l’uscita può essere anche a 66 anni di età. Come per la pensione anticipata contributiva anche per le pensioni di vecchiaia c’è uno sconto di quattro mesi per ogni figlio avuto fino a massimo 12 mesi. E vale solo per le lavoratrici che hanno il primo periodo contributivo versato dopo il 31 dicembre 1995.