Andare in pensione oggi sfruttando le misure in vigore o rimandare tutto a tempi migliori? è la domanda delle domande dal punto di vista pensionistico. Anche perché tra 2023 e 2024 molto potrebbe cambiare in questi termini per i lavoratori interessati. Infatti non è azzardato sostenere che siamo probabilmente alle porte di una grande riforma delle pensioni. E probabilmente verranno introdotte misure di maggior vantaggio per i lavoratori. Ma siamo sicuri che in alcuni casi è meglio attendere per sfruttare le nuove misure evitando le vecchie? Molto dipende da caso a caso.
Pensione: lo sai che ci sono misure che penalizzano per il resto della vita?
Ci sono alcune misure pensionistiche che consentono un anticipo della quiescenza ma con alcuni sacrifici da compiere. Per esempio l’Ape sociale permette di lasciare il lavoro a 63 anni di età. Ma si tratta di una misura che non concede la tredicesima mensilità, che non fa prendere una pensione più alta di 1.500 euro al mese e che non ha ANF, maggiorazioni e integrazioni. Significa una pensione evidentemente limitata. Come lo è la nuova quota 103, oppure la quota 100 o 102 per chi ha maturato in tempo i requisiti. Sfruttando una qualsiasi di queste misure per quotisti, la pensione verrebbe liquidata ma a condizione che il pensionato non svolga più alcuna attività lavorativa ad esclusione del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui. Sia per i quotisti che per chi opta per l’Ape sociale, i limiti cessano a 67 anni di età.
Ci sono misure che impongono penalizzazioni praticamente a vita
Diverso sarebbe il caso di opzione donna. La misura viene liquidata con il sistema contributivo. Il che significa una forte penalizzazione di assegno. E chi esce con opzione donna lo fa per sempre. Così come per sempre viene liquidata la pensione con quota 100, 102 o 103. Con l’Ape sociale invece la prestazione cessa di essere pagata a 67 anni, ed il pensionato deve passare alla pensione di vecchiaia ordinaria. Quindi, la limitazione per l’Ape sociale è limitata nel tempo. Per evitare i tagli e le limitazioni, molti lavoratori rimandano le uscite. E c’è da scommetterci che sarà lo stesso pure quest’anno. Infatti molti eviteranno per esempio opzione donna, soprattutto se hanno una età vicina ai 63/64 anni. Magari aspettando una misura flessibile come quella che i sindacati da tempo promuovono. Ma lo stesso potrebbero fare quanti hanno 41 anni di contributi versati. Anziché uscire con la quota 103, meglio guardare alla ipotetica quota 41 per tutti nel 2024.