Quando si parla di invalidi la normativa di riferimento per le varie agevolazioni previste è la Legge 104 del 1992. Usando un giro di parole, i vantaggi derivanti da una condizione di svantaggio di un invalido non sono pochi. E quando si parla di invalidi, i vantaggi non sono pochi nemmeno a livello previdenziale. Le pensioni per esempio, offrono dei canali agevolati sia per chi invalido è lui stesso, che per chi ha a che fare con l’assistenza di un parente disabile.
Molti si chiedono come debba essere questa invalidità per sfruttare alcuni vantaggi al livello pensionistico. Ed oggi proprio per questo vediamo di fare un quadro dettagliato. In modo tale da capire tutte le misure di pensionamento anticipato in vigore oggi per i disabili e per chi li assiste. Partendo da un dato di fatto. La percentuale di invalidità civile da avere per l’accesso ad una misura previdenziale destinata anche ai disabili è il 74%. E sono 3 le misure che permettono di andare in pensione prima, sia per il disabile che per il suo caregiver.
La pensione senza limiti di età di quota 41 per i precoci se sono invalidi o caregiver
La pensione di quota 41 per i precoci è una prestazione di pensionamento anticipato che non ha limiti anagrafici. Significa che per l’accesso alla misura basta arrivare al giusto numero di anni di contributi necessari e rispettare i due requisiti aggiuntivi collegati a questa contribuzione. Nel dettaglio l’accesso alla quota 41 per i precoci si matura con:
- 41 anni di contributi versati;
- 35 anni di contributi effettivi e senza i figurativi da disoccupazione e malattia;
- 1 anno di contributi versati prima dei 19 anni di età anche discontinuamente.
Possono avere accesso alla pensione di quota 41 per i precoci i disoccupati, gli addetti ai lavori gravosi, ma anche gli invalidi ed i caregiver. Ed è proprio a queste ultime due categorie che ci rivolgiamo. L’invalido deve essere in possesso di una certificazione rilasciata dalla Commissione Medica Invalidi Civili dove si evince un grado di invalidità civile non inferiore al 74%.
I caregiver invece devono assistere da almeno 6 mesi un parente invalido ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 104 del 5 febbraio 1992, con cui convivono sempre da non meno di 6 mesi. La convivenza deve essere in un immobile che ha lo stesso numero civico. Quindi, stessa identica casa o al più, stesso immobile anche se a interni diversi come numero civico.
L’assistito può essere il coniuge o un parente di primo grado ma anche un parente o un affine di secondo grado. In questi casi solo se l’assistito non ha genitori o coniuge, o se questi ultimi hanno già compiuto 70 anni di età o se a loro volta sono affetti da patologie invalidanti.
L’Ape sociale per invalidi, come funziona la pensione a 63 anni e 5 mesi
Sempre per gli invalidi almeno al 74% c’è anche un’altra misura che permette di avere un canale di uscita nettamente agevolato rispetto ai requisiti ordinari. Infatti l’Ape sociale è concessa alle stesse categorie a cui è concessa la sopra citata quota 41 per i lavoratori precoci. In questo caso si tratta di una misura che prevede un requisito anagrafico da centrare ma con una carriera lavorativa inferiore rispetto alla quota 41 per i precoci. Per l’Ape sociale bisogna avere:
- almeno 63 anni e 5 mesi di età compiuti;
- almeno 36 anni di contributi per i lavori gravosi e almeno 30 anni per invalidi, caregivers e disoccupati.
Per quanto riguarda i caregivers valgono sempre le regole sulla convivenza di 6 mesi e il grado di parentela da rispettare per avere accesso alla misura.
Quindi, l’assistito deve essere il coniuge oppure un parente di primo grado o ancora un parente o un affine di secondo grado senza genitori o coniuge, oppure con genitori o coniugi che sono over 70 o invalidi a loro volta.
Opzione donna per invalide, uscita a 59 anni, ma dipende dai figli avuti
Opzione donna per le invalide è diventato un connubio solo a partire dal 2023. Infatti sono due anni che Opzione donna è diventata una misura ridotta e circoscritta solo a determinate categorie.
Prima era una misura generalista, assegnata a tutte le lavoratrici sia dipendenti che autonome. Adesso è stata ridotta ad invalide, caregivers, licenziate o alle prese con aziende che hanno tavoli di risoluzione della crisi avviati in sede ministeriale.
Per quanto riguarda le invalide, sempre il 74% deve essere il grado di invalidità minimo da avere. Per le caregivers valgono le stesse regole sulla parentela e sulla convivenza citate per l’Ape sociale e per la quota 41 precoci.