Tutelare categorie in evidente svantaggio previdenziale, questo deve essere il principale punto di riforma delle pensioni secondo alcuni.
E quando si parla di soggetti da tutelare si fa riferimento alle donne, ai lavori gravosi e agli intermittenti. Tutti lavoratori che per un motivo o per l’altro andrebbero sottoposti a particolari tutele.
I disagi previdenziali di gravosi e usuranti
Sono tante e molteplici le categorie di soggetti che di fronte alla previdenza, sono evidentemente svantaggiati. Parlare dei lavori gravosi/usuranti è semplice. Si tratta di soggetti che per tipologia di attività, sono nettamente svantaggiati dalle attuali regole del sistema previdenziale.
Uscendo a 67 anni di età come soglia per la pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi, chi svolge attività logoranti ha un netto svantaggio. Restare al lavoro fino ad una età avanzata non è certo semplice. Per questo negli anni sono state predisposte misure a loro vantaggio come l’Ape Sociale e la quota 41 precoci, o per gli usuranti, il loro scivolo previsto pure dalla riforma Fornero.
Ed ampliare le categorie di lavoro usurante e gravoso, compreso i notturni, è più di una ipotesi che pure Pasquale Tridico ha previsto. E per ogni 10 anni di carriera in mansioni gravose, si pensa a concedere un anno di sconto come contribuzione.
Donne e giovani, servono interventi in materia pensionistica
Non meno penalizzate le donne dalle regole attuali del sistema. Non esiste misura previdenziale che non preveda un numero di anni di contributi troppo elevato per consentire alle donne di accedervi.
Troppo legate a famiglia e cura della casa, gravidanze e così via, le donne spesso sono costrette a sacrificare lavoro e carriera. E difficilmente raggiungono anni di carriera idonei a centrare misure di pensionamento anticipato.
Lo stesso ragionamento si può fare coi giovani, impelagati in lavoro precario, disoccupazione, lavoro intermittente e così via. Le donne sono state oggetto del regime sperimentale da diversi anni. Una misura che oltre ad essere tremendamente penalizzante per già del ricalcolo contributivo, presenta ben 35 anni di contributi come soglia di accesso. Troppo. Per questo si pensa a prevedere uno sconto di un anno per ogni figlio avuto dalle madri lavoratrici.