L’intenzione delle forze politiche sembra essere quella di aumentare ancora le pensioni minime e non fermarsi al poco che prevede la rivalutazione del 2025. Anche se il testo della Legge di Bilancio è stato già approvato dal Consiglio dei Ministri e firmato dal Presidente della Repubblica, i giochi ancora non sono chiusi. La manovra deve fare ancora tutto il suo iter parlamentare che porterà alla presentazione, come ogni anno, di numerosi emendamenti.
Anche se, viste le poche coperture a disposizione e in vincoli posti alla Legge di Bilancio in materia di finanza pubblica, non tutto è perduto e potrebbero esserci dei ritocchi anche durante l’iter parlamentare. Ovviamente entro spazi molto stretti e che non siano eclatanti.
Anche se il pacchetto pensioni appare ormai blindato non è detto che non ci siano sorprese dell’ultimo momento. Si sta già lavorando per aprire un varco che permetta un aumento delle pensioni minime e una facilitazione dell’accesso alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi.
Pensioni minime a 620/630 euro
Le pensioni minime subiranno con la rivalutazione un aumento davvero ridicolo che porterebbe l’importo a passare da 614 euro circa a 617 circa. C’è stata molta polemica contro questo “aumento” annunciato che suona un po’ come una presa in giro visto che porterebbe nelle tasche dei pensionati con l’assegno più basso solo 3 euro in più al mese.
Con una rivalutazione nel 2025 del solo 1%, ovviamente, molto più bassa rispetto a quella dello scorso anno (che ricordiamo essere stata a gennaio del 5,4% ed effettiva del 5,7%). La rivalutazione straordinaria, poi, si attesterebbe al 2,2% e non al 2,7% come nel 2024 e questo, come già sappiamo, darebbe luogo agli aumenti annunciati di 3 euro al mese sulle pensioni minime.
L’obiettivo delle forze di maggioranza, però, sarebbe quelli di portare la pensione minima almeno a 620 euro e nella migliore delle ipotesi a 630 euro. Si tratta di un intervento che, però, non sarà semplice da realizzare visto che il ritocco, anche se abbastanza misero, richiederebbe una dote finanziaria maggiore (ricordando che sono circa 1,8 milioni i pensionati al minimo in Italia).
La dote attualmente prevista è di 290 milioni di euro per il 2025 e di 175 milioni di euro per il 2026. Ma quella stanziata per il 2023 era di 465 milioni di euro e per il 2024 di 350 milioni di euro, e come è facile notare si va via via riducendo.
L’intervento sulle pensioni minime
Intervenire sulle pensioni minime non è soltanto un modo per voler essere dalla parte dei pensionati con redditi più bassi, ma una vera e propria necessità visto che con 617 euro (rispetto ai 614 euro dello scorso anno) chi vive di questa pensione non può certo condurre una vita dignitosa.
I pensionati che hanno avuto diritto all’integrazione al trattamento minimo, molto spesso, non hanno neanche i beni di prima necessità e sono costretti ad appoggiarsi all’aiuto di figli e altri familiari per riuscire a mangiare e ad avere un tetto sulla testa. Per non parlare di quanti, durante lo scorso inverno, hanno dovuto rinunciare ai riscaldamenti perché non avevano di che pagarla.
Il problema principale è che la situazione che oggi colpisce i pensionati al minimo, sembra destinata a riflettersi per tutti coloro (i più giovani) che ricadono nel sistema contributivo e che, per forza di cose, stanno avendo carriere precarie e discontinue senza riuscire ad avere una certezza neanche per la terza età.
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