Andare in pensione nel 2022 per chi è nato nel 1957, oppure nel 1958 o 1959? Una domanda che dopo alcune novità della legge di Bilancio, ha bisogno di un approfondimento. In primo luogo va detto che le strade che portano alla quiescenza per questi contribuenti nati sul finire degli anni 50 sono molteplici.
Infatti tra conferme di vecchie misure e la nuova quota 102, per molti si aprono le porte della pensione senza attendere i 67 anni di età della classica pensione di vecchiaia ordinaria.
Ma quali sono queste vie di uscita? Ecco uno spaccato di ciò che offre il sistema previdenziale per il 2022.
Pensione a 64 anni, dentro anche qualcuno escluso da quota 100
La pensione con quota 102 è la grande novità introdotta quest’anno dal governo con la nuova manovra finanziaria. Si tratta di una pensione in continuità con quota 100 ormai cessata, ma con un requisito anagrafico peggiorato. La quota 100 consentiva il pensionamento a partire dai 62 anni di età con 38 anni di contributi. La quota 102 invece lo permette dai 64 anni di età con 38 anni di contributi.
Escludendo i nati nel 1960 che si trovano evidentemente fuori da questa misura per via dell’età, la nascita di quota 102 potrebbe tornare utile a chi magari ha solo sfiorato la quota 100 fino al 31 dicembre 2021, non avendo completato i 38 anni di contributi entro quella data.
Così, un soggetto nato nel 1958, che al 31 dicembre aveva solo 37 anni di contributi o poco più, avrà tempo quest’anno, di completare il requisito ed uscire con la quota 102 al compimento del suo 64imo anno di età. E questo vale anche per chi invece è nato nel 1957 e al 31 dicembre 2021 si è trovato in un condizione contributiva carente rispetto alla quota 100.
Per i nati nel 1958 (o prima) che non riusciranno comunque a completare i 38 anni di contribuzione resta un’altra possibilità. Parliamo naturalmente dell’anticipo pensionistico sociale.
L’alternativa alla quota 102? C’è l’Ape sociale, ma non sempre è un buon affare
Per chi è nato fino al 1958 (ma anche per i nati nel 1959 che non possono accedere alla quota 102 per questioni di età), c’è pure l’Anticipo pensionistico sociale. Una misura che se si appartiene ai lavori gravosi, necessita di 36 anni di contributi versati (edili e ceramisti con 32 anni di versamenti) e di una età minima fissata a 63 anni. L’attività gravosa deve essere stata svolta per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per almeno 6 degli ultimi 7 anni.
Per chi è disoccupato e da 3 mesi almeno ha terminato di percepire la Naspi, bastano 30 anni di contributi. La stessa età contributiva è prevista per gli invalidi con percentuale di disabilità certificata dalla competenti commissioni mediche Asl, superiore al 74%. E sempre con almeno 63 anni di età e 30 di contributi per chi assiste un invalido dello stesso tipo, da almeno 6 mesi prima della domanda di pensione. Parliamo dei caregivers e per invalido assistito si intende un familiare stretto convivente ed a carico.
La pensione con l’Ape sociale è un assegno ponte che accompagna il lavoratore al raggiungimento della soglia dei 67 anni per la pensione di vecchiaia. In pratica è una misura temporanea. Tra l’altro è pure priva di tredicesima, maggiorazioni e assegni familiari. Inoltre non è reversibile a causa di decesso del pensionato.
Pensione anticipata contributiva per i nati fino al 1958, ma non per tutti
Con carriere nettamente più corte perché si parte da almeno 20 anni di contributi, per chi è nato fino al 1958 ci sarebbe anche la pensione anticipata contributiva. I questo caso non centra nulla la legge di Bilancio e non si tratta di novità o cose simili. Infatti è una misura strutturale che permette ai cosiddetti contributivi puri l’accesso alla quiescenza con 64 anni di età e con 20 anni di contributi.
La misura però è condizionata da una serie di requisiti. Infatti oltre ad età e contributi è necessario che l’interessato sia privo di contributi versati a qualsiasi titolo prima del 1° gennaio 1996 e che la pensione liquidata alla data di decorrenza della stessa sia pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Parliamo di un assegno nell’ordine di 1.288 euro al mese lordi.
Il ventaglio delle pensioni per i nati fino al 1959, ci sono anche quelle senza limiti di età
Naturalmente per chi è nato fino al 1959 (ma non solo), restano in piedi tutte le altre misure di pensionamento anticipato come la pensione anticipata ordinaria che gli uomini centrano con 42 anni e 10 mesi di contributi e le donne con 41 anni e 10 mesi. Misura che non prevede alcun limite anagrafico.
Senza limiti di età anche la quota 41 per i precoci, aperta a disoccupati, invalidi, caregivers e lavori gravosi. Servono 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi (al netto di figurativi per disoccupazione e malattia, come anche per le pensioni anticipate ordinarie) e almeno un anno, anche discontinuo, versato prima dei 19 anni di età.
Per le donne resta in vigore il regime sperimentale di Opzione donna. Si esce con 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le autonome. Per tutte la soglia è di 35 anni di contributi. Requisito contributivo ed anagrafico da completare entro la fine del 2021.