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Pensioni: nuovi ricorsi e nuovi arretrati, ecco perché il Governo rischia

Governo a rischio ricorsi se deciderà come sembra di bloccare la rivalutazione delle pensioni.

Dopo l’entrata in vigore della legge Fornero successe di tutto. perché oltre ad inasprire i requisiti per andare in pensione bloccò la perequazione per gli stipendi degli statali e pure per le pensioni sopra 3 volte il trattamento minimo. E piovvero ricorsi e contenziosi, sui quali giudicò la Corte Costituzionale. E lo Stato ne uscì sconfitto, con arretrati (anche se non tutti e solo in formula una tantum) a chi aveva subito quei provvedimenti che la Consulta giudicò incostituzionali.

Ecco perché la storia è importante anche per le pensioni

La storia dovrebbe insegnare, ma a volte nessuno guarda indietro. Per esempio per via del contenimento della spesa pubblica, per via della legge di Bilancio che ha dotazioni limitate e sopratutto a debito, il Governo sta pensando a bloccare la rivalutazione di alcune pensioni. E alcune associazioni già si muovono preannunciando ricorsi. Che, se la linea è quella adottata a suo tempo dalla Consulta, hanno un risultato se non scritto, assai probabile. Lo conferma cosa si legge oggi sul Corriere della Sera dove si parla di uno Stato italiano che presto sarà chiamato a difendersi davanti ai giudici costituzionalisti.

Pensioni: nuovi ricorsi e nuovi arretrati, ecco perché il Governo rischia

Se è stato considerato illegittimo e incostituzionale il provvedimento del Governo Monti che azzerava la rivalutazione per i trattamenti oltre tre volte il minimo nel 2015, perché adesso la Consulta non dovrebbe fare lo stesso con il piano del Governo Meloni? Sembra infatti che il Governo pensi a decurtare l’indicizzazione delle pensioni per i trattamenti superiori a 2.100 euro al mese (4 volte il trattamento minimo). Il sindacato dei dirigenti, il CIDA ha già annunciato mobilitazioni. Anzi, sull’ANSA sono uscite dichiarazioni proprio da parte della Confederazione sindacale dei dirigenti del pubblico e del privato. Dichiarazioni forti con le quali si parla di equità dei trattamenti e di necessità di rivalutare immediatamente le pensioni al tasso di inflazione.

Il Governo può tagliare, ma deve motivare il tutto

A dire il vero non c’è scritto da nessuna parte che il Governo non possa intervenire limitando la perequazione. Ma la regola vuole che le pensioni fino a 3 volte il trattamento minimo devono essere salvaguardate da una perequazione pari al 100% del tasso di inflazione. Per quelle più alte invece si può tagliare. Ma sempre l’Esecutivo, deve motivare il tutto, deve in pratica dire perché si tagliano le pensioni e per quali motivi di finanza pubblica la via del taglio si rende necessaria. Resta chiaro che se il governo deciderà di tagliare, allora bisogna aspettarsi di tutto, comprese lunghe battaglie legali come quelle prima citate, dove il Governo Renzi fu chiamato a sanare ciò che i giudici ritennero sbagliato per quanto fatto dal Governo Monti.