Portare le pensioni a passare da quota 100 a quota 102 sicuramente è un peggioramento. Non serve essere esperti previdenziali o tecnici per capire che la linea direttrice che il governo vuole utilizzare punta dritto verso il peggioramento dei requisiti di accesso alle pensioni.
Ciò che stride e che sembra altrettanto facile da comprendere per tutti, anche per i meno addentrati nella materia previdenziale è che operando così si penalizza una intera generazione. Parliamo dei nati dal 1960, cioè quei lavoratori che per un pelo non hanno preso al balzo la palla di quota 100.
Il governo sordo di fronte alle problematiche sulle pensioni
Come fa il governo a non capire che c’è chi, anche con quota 102 subirà un autentico scalone? La domanda sorge spontanea soprattutto da parte di chi rischia di passare alla storia come i vecchi esodati della riforma Fornero, per i quali i governi successivi furono costretti a ben 9 interventi di salvaguardia per coprire un evidente errore di quella tremenda riforma.
Adesso, pur con le dovute differenze, si corre il rischio di commettere gli stessi errori. E quando qualcuno parla di riforma Fornero perfetta (la stessa Fornero ma anche alcuni illustri tecnici come Carlo Cottarelli per esempio), nessuno cita il problema degli esodati. Non c’è perfezione se dopo la legge Fornero è stato necessario correre ai ripari per ben 9 volte.
Perché la pensione si allontana per molti lavoratori
Un errore che dovrebbe spingere il governo a non riprodurne un altro, ma invece siamo qui a parlare di quota 102 come della soluzione anti scalone di quota 100. Il governo non vuole sentire ragioni, cieco e sordo di fronte a chi mette in luce alcune problematiche che quota 102 lascerà in campo.
Partiamo dai nati nel 1960. Sono coloro che pur avendo i 38 anni di contributi versati utili a quota 100, non raggiungono entro il 31 dicembre prossimo i 62 anni di età. Dal momento che i loro 62 anni di età verranno centrati nel 2022, senza quota 100 non potranno uscire dal lavoro. E non lo faranno nemmeno con quota 102, perché di anni ne serviranno 64.
Pertanto, al lavoro anche nel 2022, e pure nel 2023 e nel 2024 fino al compleanno. Ma qui arriva la doccia fredda. Per i nati nel 1960 la quota 102 dovrebbe mandarli in pensione nel 2024, ma già nel 2023 si parla di inasprire ancora la quota portandola a 103, mentre nel 2024 a 104.
La gradualità dell’età pensionabile porterà le pensioni a 67 anni come prevede oggi la normativa vigente
Quota 102 ormai appare una misura vicina alla sua realizzazione. Se di qualcosa si discute ancora è sulla gradualità con cui negli anni a venire si dovrà arrivare cancellare completamente dall’ordinamento la pensione anticipata con le quote. In altri termini si deve arrivare a pareggiare l’età della pensione di vecchiaia a 67 anni.
Se con quota 102, i nati nel 1960 potevano accedere alla pensione aspettando solo due anni in più di chi ha centrato al quota 100, andando avanti con la gradualità di peggioramento dell’età pensionabile, lo scalone sarà completo.
Chi è nato nel 1960, avrà 63 anni nel 2023, ma la pensione arriverà a quota 103, cioè serviranno 65 anni di età. Gli stessi soggetti nel 2024 avranno 64 anni di età, ma la pensione con quota 104 salirà a 66 anni.
Dal momento che a 67 anni è l’età utile alla quiescenza di vecchiaia, per loro no resterà che attendere i 67 anni, ovvero, in pensione nel 2027, ben 6 anni dopo i colleghi che a parità di carriera ma nati nel 1959, sono usciti nel 2021 a 62 anni.