Ufficialmente l’accesso alla pensione in Italia è fissato a 67 anni, ma esistono talmente tante misure che permettono di anticipare il pensionamento da consentire diverse scappatoie ai lavoratori. Anche se molti considerano l’età della pensione di vecchiaia troppo alta con i 67 anni richiesti, mentre la media europea si aggira sui 64 anni, in realtà sono pochissimi quelli che attendono quell’età per la quiescenza.
La media italiana, infatti, vede il pensionamento per gli uomini in media a poco meno di 64 anni e per le donne intorno ai 62 anni. A spaventare gli italiani, però, è lo spauracchio degli aumenti dell’età pensionabile sempre dietro l’angolo e proprio per questo sono sempre pronti alla via di fuga dal mondo del lavoro.
Pensionamenti in Italia
Così come è possibile leggere sull’articolo di ItaliaOggi.it, i dati Ocse riportano una verità differente a quella dell’immaginario collettivo che vede l’uscita dal mondo del lavoro molto prima del compimento dei 67 anni grazie alle numerose forme di anticipo previste dal nostro ordinamento. Ma è da precisare che se anche l’età di uscita dal mondo del lavoro è molto prima, non è detto che essa coincida con l’effettivo pensionamento.
Mentre nei Paesi UE, però esistono poche misure che permettono il pensionamento, da noi le scappatoie non mancano e troviamo pensioni che permettono la quiescenza già a partire dai 58 anni (come l’opzione donna). Ricordiamo tra le misure dell’anticipo la quota 100, l’Ape sociale, l’anticipata ordinaria, la quota 41 precoci, la Rita, l’isopensione e il contratto di espansione a cui aggiungere anche le due misure, anticipata e di vecchiaia, contributive.
Una moltitudine di misure che difficilmente non offrono la possibilità di pensionamento anticipato vista la moltitudine di requisiti (E proprio per questo orientarsi nella previdenza italiana non è così facile).
Ma allora perchè gli italiani hanno questa smania di lasciare il mondo del lavoro? Purtroppo la storia insegna che nulla è duraturo nella previdenza e che in ogni momento potrebbe intervenire una riforma che cambi radicalmente le carte in tavola (la legge Fornero, tristemente, insegna).
Ma gli italiani sono preoccupati anche dal meccanismo dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita Istat che, pur mantenendo bloccati i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia fino al termine del 2022, prevede un nuovo aumento (aspettativa Istat permettendo) dell’età pensionabile nel 2023 che poterebbe l’età di accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi.
Un nuovo aumento di 3 mesi, poi, è previsto ad inizio 2025 con l’età pensionabile che lievita a 67 anni e 6 mesi. Dal 2027 in poii, invece, si prevede l’aumento di 2 mesi ogni biennio.
E, se anche attualmente i requisiti di accesso alla pensione anticipata rimangono congelati a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne, fino al 2026, dal 2027 anche questa misura potrebbe tornare soggetta ad ageguamento che porterebbe il requisito richiesto agli uomini a 43 anni di contributi e alle donne 42.
Proprio per questo motivo i lavoratori italiani, soprattutto in un clima di incertezza lavorativa come quella che stiamo vivendo, sono disposti ad accettare anche qualche penalizzazione per assicurarsi l’accesso alla pensione: e le vie di fuga dal mondo del lavoro sono sempre più battute.