Se la riforma delle pensioni per superare la legge Fornero è interessante e molti ci pensano, non da meno è la riforma fiscale. Anche perché dalla riforma del fisco rischiano di uscire buone nuove anche in materia pensioni. Infatti alla pari dei redditi da lavoro, anche quelli da pensione sono assoggettati all’Imposta sul reddito delle persone fisiche. E come successo quest’anno, con la rimodulazione degli scaglioni IRPEF che ha impattato anche sui pensionati, così potrebbe succedere se passasse la nuova linea di un nuovo ritocco all’IRPEF. Meno tasse si pagano, più aumenta ciò che un contribuente prende. Questo vale per lo stipendio e vale anche per le pensioni.
Pensioni più alte nel 2025, ecco la novità che taglia l’IRPEF ed aumenta i ratei
Nel 2023 ci fu il primo ritocco in materia di IRPEF. Perché ferma restando la prima aliquota IRPEF al 23% per redditi fino a 15.000 euro, le altre furono ritoccate. Infatti per la seconda aliquota per redditi sopra 15.000 e fino a 28.000 euro, si passò dal 27% al 25%. La terza, per redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro, passò così dal 38% al 35%. L’ultima aliquota per redditi superiori fu confermata al 43%. Il 2024 però può essere considerato un anno rivoluzionario. Perché da 4 scaglioni si è passati a 3 e il primo ha visto estendere la platea a contribuenti con redditi fino a 28.000 euro. Per i quali lo scaglione è del 23%. Da 28.000 a 50.000 euro invece, l’imposizione fiscale sui redditi è del 35% e per redditi ancora superiori resta invariata al 43%. Tradotto in soldoni, anche per le pensioni, coloro che hanno trattamenti sopra 15.000 euro hanno goduto di aumenti di pensione che sono arrivati a 260 euro annui per i redditi da 28.000 euro a salire.
Per chi aumenteranno le pensioni nel 2025? Ecco da dove deriva l’ipotesi
Adesso si pensa ad un nuovo ritocco. Con la riduzione delle tasse per il cosiddetto ceto medio. Perché pare che sia intenzione del governo, anche se occorre ancora aspettare conferme ufficiali che oggi non ci sono, passare al 33% per il secondo scaglione. Altri 2 punti percentuali in meno per redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro. Naturalmente per non garantire trattamenti troppo favorevoli per benestanti e finire con il varare un provvedimento a basso tasso di gradimento per le fasce più deboli della popolazione, si rimodulano anche le detrazioni. Perché quelle che a tutti gli effetti sono sconti fiscali, oggi iniziano a decrescere al salire del reddito ma solo dopo i 120.000 euro. L’ipotesi è di ridurre il tetto e partire con tagli alle detrazioni già dagli 80.000 euro.
Calcoli e regole per recuperare fino a 1.440 euro in più di pensione
Tornando al taglio dell’IRPEF, potrebbe essere ritoccato anche il limite massimo da considerare dentro il secondo scaglione che da 50.000 passerebbe a 60.000 euro. Significa che per pensioni fino a 60.000 euro l’aliquota massima sarà del 33% e non più del 35% fino a 50.000 e del 43% per i redditi da 50.000 a 60.000. Tradotto in soldoni, nulla cambierebbe per chi ha pensione al di sotto dei 28.000 euro. Invece per chi ha pensioni fino a 60.000 euro, il guadagno materiale sarebbe di 1.140 euro all’anno. Per esempio, oggi chi ha una pensione pari ad 60.000 euro annui esatti, paga il 23% sui primi 28.000 euro, il 35% sui 22.000 euro successivi fino ad arrivare a 50.000 euro ed il 43% sugli ultimi 10.000 euro fino ad arrivare a 60.000 euro. Domani, a ipotesi che diventa realtà, sui primi 28.000 euro si pagherà ancora il 23%, mentre sui restanti 32.000 euro per arrivare ai citati 60.000 euro, si pagherà il 33%. Ed a conti fatti oltre 110 euro in più al mese per 13 mesi.