Tra le novità sulle pensioni per il 2025, anche senza una nuova riforma quelle sul calcolo dei trattamenti sono negative per i contribuenti. Le regole di calcolo delle pensioni sono rimaste inalterate. Ma ciò che cambiano sono i moltiplicatori che si usano per trasformare tutto ciò che un contribuente ha versato per la pensione futura, in pensione effettiva. I coefficienti di trasformazione diventano meno favorevoli.
E per i contribuenti questa è senza dubbio una cattiva notizia. Che prescinde dalla misura prescelta per andare in pensione. Infatti sono novità generalizzate, che riguardano tutti i contribuenti. Tra le novità pensioni 2025, il cambio delle regole di calcolo dei trattamenti è senza dubbio una delle più rilevanti e con il più deciso impatto.
Pensioni più basse, ecco chi ci rimette e perché i lavoratori perdono soldi
Chi in pensione ci va adesso, cioè nel 2025, anche se le regole di calcolo sono identiche al passato, verrà penalizzato dal punto di vista degli importi.
Come stabilito dalle normative vigenti e confermato anche dalla riforma Fornero, le pensioni si collegano all’aspettativa di vita della popolazione. Ma non soltanto per determinare i nuovi requisiti di accesso alle pensioni. Perché l’aspettativa di vita incide pure sulle regole di calcolo delle pensioni. E se è vero che i coefficienti sono diventati più favorevoli in periodi di calo della stima di vita degli italiani, adesso con l’aumento della vita media degli italiani, le regole di calcolo peggiorano perché peggiorano i coefficienti.
Nessuna sorpresa quindi se ormai è certo che chi va in pensione nel 2025 o nel 2026, perché i coefficienti valgono per un biennio, prenderà meno di chi in pensione ci è andato in passato. E prenderà ancora meno dal 2027 se la stima di vita della popolazione continuerà con il suo trend.
Peggiorano i coefficienti, perché
La legge Fornero ha previsto un adeguamento biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione. Ogni due anni, secondo l’andamento della stima di vita, i coefficienti vengono rideterminati. E così accade che nel 2025 e nel 2026 i coefficienti sono peggiori rispetto al 2024 e al 2023. Come si è compreso, parliamo di chi in pensione ci deve ancora andare. Perché chi ha visto la liquidazione della pensione nel biennio precedente o in quelli ancora prima, ha ormai ricevuto un calcolo della prestazione nettamente migliore rispetto a chi invece ci andrà nel 2025. Soggetti questi ultimi che subiranno questo effetto negativo dei nuovi coefficienti.
Le nuove stime sui calcoli negativi delle pensioni
A prescindere dall’età di uscita o dalla misura con cui un lavoratore uscirà, il calcolo della pensione 2025 sarà peggiore di quello del 2024. Chi per esempio con 300.000 euro di montante, 30 anni di contributi e 67 anni di età nel 2024 prendeva 1.320 euro, nel 2025 prenderà 1.294 euro al mese.
Chi invece con 40 anni di versamenti e 400.000 euro di montante nel 2024 prende 1.760 euro al mese nel 2025 prenderebbe 1.726 euro al mese.
Man mano che salgono gli importi del montante contributivo naturalmente aumenta la perdita di chi in pensione ci va nel 2025 rispetto a chi a parità di condizioni ci è andato nel 2024. Per esempio a fronte di 2.200 euro al mese nel 2024 con 500.000 euro di montante, nel 2025 prenderebbe 2.156 euro.