Se devi andare in pensione preparati a ricevere meno di quanto immagini. La realtà potrebbe non essere quella che molti lavoratori si aspettano.
Il futuro delle pensioni in Italia è un argomento che preoccupa sempre di più milioni di lavoratori, soprattutto quelli che oggi si trovano nelle prime fasi della loro carriera professionale. Con un sistema pensionistico che si basa principalmente sul principio di “ripartizione”, ossia con le generazioni lavorative attive che finanziano quelle pensionate, la crescente disuguaglianza tra i contributi versati e le prestazioni future sta creando un enorme squilibrio.
La realtà è che, purtroppo, la pensione che oggi immaginano molti italiani potrebbe non essere quella che riceveranno realmente. E, in alcuni casi, potrebbe essere decisamente più bassa di quanto sperato.
Il Declino del sistema pensionistico
Negli ultimi decenni, il sistema pensionistico italiano ha vissuto un progressivo cambiamento, passando da un sistema retributivo (basato sulle ultime retribuzioni) a uno contributivo, dove la pensione dipende dai contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa. Questo cambiamento ha avuto un impatto diretto sull’importo delle pensioni future, rendendole più basse, soprattutto per chi ha carriera lavorativa discontinua o salari più bassi.
In pratica, se oggi un lavoratore decide di andare in pensione, il calcolo del suo importo pensionistico dipenderà da quanto ha versato durante la sua vita lavorativa, non dalle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro (questo se non ha contributi versati prima del 1996, altrimenti avrà la pensione calcolata con un sistema misto).
Questo sistema, seppur più sostenibile a lungo termine, comporta il rischio che le pensioni future siano ben lontane da quelle che oggi ci aspettiamo, anche per chi ha versato regolarmente i propri contributi.
L’invecchiamento della popolazione: una minaccia imminente
Una delle ragioni principali che alimentano le previsioni negative sul futuro delle pensioni è l’invecchiamento della popolazione. In Italia, la natalità è in forte calo, mentre l’aspettativa di vita continua a crescere. Di conseguenza, il numero di pensionati è destinato ad aumentare, mentre il numero di lavoratori attivi che contribuiscono al sistema pensionistico è destinato a diminuire.
Nel 2024, gli italiani sopra i 65 anni rappresentano già una percentuale significativa della popolazione, e nei prossimi decenni, il divario tra pensionati e lavoratori sarà ancora più ampio. Questo squilibrio mette sotto pressione il sistema pensionistico, rischiando di ridurre il potere d’acquisto delle pensioni future, che dovranno essere distribuite su un numero crescente di beneficiari.
Un altro elemento che rende il futuro delle pensioni particolarmente incerto sono i coefficienti di trasformazione, che determinano quanto un lavoratore riceverà in pensione in relazione ai contributi versati. I coefficienti sono destinati a calare con l’aumentare dell’età pensionabile, questo in parte per riflettere l’aspettativa di vita crescente e in parte per bilanciare i costi del sistema previdenziale.
Se oggi, ad esempio, i lavoratori che si pensionano a 65 anni ottengono una percentuale più alta sui loro contributi rispetto a chi si pensiona più tardi, tra qualche anno, chi lascerà il lavoro con un’età avanzata rischia di vedere ridotto il proprio reddito pensionistico. L’impatto di questi coefficienti sui futuri pensionati potrebbe essere devastante, soprattutto per le persone che non possono permettersi di ritardare la pensione o che si trovano in condizioni di lavoro precarie.
Le poche speranze per chi ha lavorato poco
Un’altra triste verità riguarda le pensioni per coloro che hanno avuto carriere discontinui o che hanno guadagnato salari bassi. In un sistema contributivo, chi ha versato pochi contributi o ha avuto periodi di disoccupazione rischia di trovarsi con una pensione ben inferiore al reale fabbisogno. Questo fenomeno potrebbe portare a una crescente disuguaglianza sociale, con ampie fratture tra chi ha lavorato con continuità e chi, invece, ha avuto periodi di difficoltà lavorativa.
Le pensioni minime, che dovrebbero garantire una vita dignitosa a chi ha avuto carriere precarie o brevi, sono da anni sotto il livello di sussistenza. Molti pensionati si trovano costretti a vivere con importi molto bassi, che non permettono di coprire neanche le spese quotidiane. Il rischio, quindi, è che un numero sempre maggiore di persone non possa permettersi di vivere dignitosamente solo con la pensione, e debba continuare a lavorare ben oltre i 67 anni.
Per le future pensione è bene prepararsi al peggio
Il futuro a lungo termine (ma neanche molto lungo) delle pensioni in Italia appare incerto e preoccupante. La combinazione di un sistema previdenziale che non è più in grado di garantire pensioni adeguate, un invecchiamento della popolazione che pone sotto pressione il sistema e le difficoltà economiche di molte categorie di lavoratori rende evidente che, purtroppo, la pensione che oggi immaginiamo potrebbe essere molto più bassa di quanto ci aspettiamo.
La realtà, quindi, è sconvolgente: i lavoratori di oggi potrebbero ritrovarsi con pensioni che non permetteranno loro di mantenere, in futuro, lo stesso tenore di vita che hanno nel presente. È fondamentale cominciare a pianificare il futuro pensionistico, esplorando alternative come la previdenza complementare, ma anche affrontando la realtà che il sistema pensionistico pubblico potrebbe non bastare per garantire una vecchiaia serena.
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