Con alcune misure dell'INPS in pensione anche senza contributi versati o senza utilizzare quelli versati per il lavoratore. Con alcune misure dell'INPS in pensione anche senza contributi versati o senza utilizzare quelli versati per il lavoratore.

Pensioni: quota 100 e cristallizzazione cosa c’è di vero

La cristallizzazione del diritto alla pensione vale anche per la quota 100 ma solo a determinate condizioni.

La quota 100 nel 2022 non ci sarà più. Con la sua scomparsa, dopo i tre anni di sperimentazione, sparisce una misura di pensionamento anticipato che permetteva di accedere alla quiescenza dai 62 anni di età. Gli ultimi a beneficiare di questo scivolo, i nati nel 1959. Infatti solo loro gli ultimi a compiere i 62 anni durante il periodo di funzionamento della misura.

Questi però, potrebbero riuscire ad ottenere il beneficio anche negli anni successivi, qualora decidano di restare al lavoro anche dopo il 2021 ed uscire nel 2022, 2023 e così via. Lo strumento è quello della cristallizzazione del diritto.

Pensione con quota 100, anche nel 2022 in funzione, ma solo per pochi

I nati nel 1959 possono avere accesso alla quota 100 ed uscire dal lavoro aspettando la finestra di uscita, se alla data del 31 dicembre completano 38 anni di carriera con versamenti di contributi. Alla stessa data occorre aver completato pure i 35 anni di lavoro effettivo, cioè al netto di periodi di contribuzione figurativa da malattia e disoccupazione.

Se tutti questi requisiti sono centrati, dopo la finestra di tre mesi per i lavoratori privati e dopo i 6 mesi di finestra nel pubblico impiego (tranne che nella scuola), si può uscire immediatamente dal lavoro. E chi si trova in queste condizioni, può avere diritto alla pensione con quota 100 anche negli anni a venire. Infatti vige il meccanismo della cristallizzazione del diritto, secondo il quale se si matura un diritto alla pensione durante il funzionamento di una misura, questo diritto non si perde se la misura cessa di funzionare.

Perché restare al lavoro oltre quota 100

Il sistema contributivo è organizzato in maniera tale che più si resta al lavoro, più contributi si versano e più si prende di pensione. Allo stesso modo, più tardi come età si lascia il lavoro e più si prende di assegno perché i coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione sono più favorevoli.

Questa è la motivazione principale che potrebbe spingere un lavoratore a decidere di restare in servizio nonostante abbia raggiunto tutti i requisiti necessari alla quota 100. E questo lavoratore, se ha completato al 31 dicembre 2021, almeno 62 anni di età, almeno 38 anni di contribuzione versata ed almeno 35 anni di contribuzione effettiva, può scegliere di restare al lavoro ed utilizzare quota 100 negli anni successivi, quando lo riterrà più opportuno.